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Come ci si accorge di avere l'AIDS? Quali sono i segnali di un'infezione? Scopri tutti i sintomi e quando si manifestano.
L' AIDS è un problema di salute globale che ancora oggi riguarda milioni di persone nel mondo. Nonostante i grandi progressi fatti, il virus HIV continua infatti a diffondersi sebbene più lentamente rispetto al passato.
Tuttavia, rispetto agli esordi dell'epidemia, quando l'AIDS sembrava un male incurabile, oggi sappiamo molto di più su questo virus e su come affrontarlo. Grazie allo sforzo di ricercatori di tutto il mondo, abbiamo sviluppato strategie più efficaci sia per prevenire il contagio, sia per diagnosticare precocemente l'infezione, sia per curare in modo efficace chi è sieropositivo. I test disponibili sono sempre meno invasivi e sempre più rapidi e sensibili, in grado di rilevare l'infezione anche quando l'AIDS è allo stadio iniziale. Questo è importantissimo perché solo sapendo di avere l'HIV si può accedere alle cure.
Oggi l'HIV non è più una condanna a morte. Le terapie antiretrovirali, se assunte correttamente, permettono di controllare il virus dell'HIV e di avere un'aspettativa di vita paragonabile a chi non ha contratto l'infezione. L'AIDS è quindi diventata una malattia cronica gestibile a lungo termine.
Che cos'è l’AIDS
L'AIDS (Acquired Immunodeficiency Syndrome) è una sindrome dovuta a un grave indebolimento del sistema immunitario, con conseguente aumento del rischio di infezioni opportunistiche (infezioni causate da patogeni come batteri, virus, funghi o protozoi in organismi caratterizzati da un sistema immunitario compromesso) e tumori. È classificata come sindrome poiché non è una singola malattia, bensì un insieme di sintomi e segni causati dall'HIV, il virus dell'immunodeficienza umana.
L'HIV (Human Immunodeficiency Virus) è un retrovirus che appartiene alla famiglia dei Lentivirus, il quale infetta principalmente linfociti CD4+, parte fondamentale del sistema immunitario. Quando l'HIV entra nell'organismo, inizialmente può non dare alcun sintomo per lungo tempo, tuttavia nel frattempo si replica continuamente e indebolisce progressivamente il sistema immunitario. Con il calo sotto la soglia di 200 cellule CD4+ per microlitro di sangue, il corpo diventa particolarmente vulnerabile ad infezioni opportunistiche e tumori primari rari. Questa fase terminale è definita AIDS appunto, con un aumentato rischio di morte se non trattata.
Esistono precise linee guida dell'OMS per la diagnosi di AIDS, che prevedono test sierologici per rilevare gli anticorpi anti-HIV e test di biologia molecolare per evidenziare la presenza del virus nel sangue. Oggi l'AIDS non è più necessariamente una malattia mortale grazie ai farmaci antiretrovirali, che tuttavia devono essere assunti costantemente per tutta la vita. La prevenzione rimane sempre la strategia più efficace.
I sintomi dell'AIDS
I sintomi e segni clinici dell'AIDS variano in funzione del grado di immunosoppressione raggiunto dal singolo paziente. Generalmente si possono distinguere diverse fasi:
> HIV primo stadio: assenza di sintomi.
> HIV secondo stadio: possibili manifestazioni non specifiche come febbre, perdita di peso, ingrossamento dei linfonodi.
> Fase terminale dell’AIDS: questa fase corrisponde a <200 cellule CD4/μl di sangue. I sintomi più comuni sono infezioni opportunistiche come:
a) Pneumociti (polmonite da Pneumocystis jirovecii), che causa febbre, tosse secca e dispnea.
b) Candidosi esofagea (infezione da Candida all’esofago), che provoca disfagia.
c) Toxoplasmosi cerebrale, con cefalea, disturbi neurologici.
d) Citomegalovirus (CMV), che dà coliti, retinite.
e) Herpesvirus umani (HSV), che determinano stomatiti ed esofagiti ricorrenti.
Altre manifestazioni sono tumori come il sarcoma di Kaposi, il linfoma non-Hodgkin e alcuni tipi di carcinoma. Possibili anche infezioni batteriche polmonari e del tratto urinario. La diagnosi differenziale richiede sempre test diagnostici specifici.
Tra uomini e donne possono esistere alcune specifiche caratteristiche sintomatologiche dell’AIDS. Tra queste vogliamo ricordare ad esempio:
Tuttavia complessivamente la progressione della malattia appare più rapida nelle donne, probabilmente per fattori immunologici, ormonali e comportamentali. Per questo è importante che la terapia antiretrovirale sia adeguatamente personalizzata in base al genere.
Il periodo di incubazione dell'HIV, ossia il tempo intercorrente tra il contagio e la comparsa dei primi sintomi o delle anomalie del test, è variabile.
In media si stima che dal contagio alla positivizzazione del test HIV la media è di circa 25 giorni, con un range che può andare da 10 a 90 giorni. Questo periodo prende il nome di "finestra deriva" ed è legato alla quantità di anticorpi prodotti dall'organismo fino al loro raggiungimento di un livello rilevabile dai test diagnostici. Nella maggior parte dei casi, entro 3-6 settimane dal contagio si possono rilevare gli anticorpi nel sangue grazie al test p24 antigenico o al test ELISA combinato. Tuttavia in rari casi la finestra può prolungarsi oltre i 3 mesi.
Per quanto riguarda l'incubazione clinica, ovvero l'insorgenza dei primi sintomi dell'HIV non specifici nella fase acuta, questa si colloca generalmente attorno alle 2-6 settimane. Successivamente si entra nella fase asintomatica primaria o fase di latenza clinica, che può durare anche 10 anni prima dell'esordio di sintomi legati alla compromissione immunitaria (stadio clinico 2/AIDS).
Quindi, l'incubazione HIV presenta parametri temporali variabili ma ben definiti, per questo la diagnosi precoce risulta fondamentale per un tempestivo trattamento antiretrovirale.
La diagnosi dell'infezione da HIV è effettuata mediante test di laboratorio condotti su un campione di sangue o, più raramente, di liquido cerebrospinale.
Il primo screening è costituito dai test malattie sessualmente trasmissibili, incluso il sierologico HIV di 1° livello che rileva gli anticorpi anti-HIV. Se positivo, si prosegue con il Test HIV di conferma di 2° livello. Nel caso di esito dubbio, è possibile ricorrere direttamente al Test HIV di 4° livello, caratterizzato da massima sensibilità in quanto capace di rilevare sia gli anticorpi che l'antigene p24 virale precocemente. Soprattutto nelle prime settimane successive al contagio, quando la risposta anticorpale non è ancora ben sviluppata, il Test HIV 4 livello consente una diagnosi più precoce rispetto ai soli test standard di 1° e 2° generazione.
In caso di preoccupazioni sulla propria salute sessuale o in caso di sospetto di un’infezione da HIV, è fondamentale rivolgersi a un medico o a un centro per la salute sessuale per un test e una consulenza appropriati.
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La diagnosi precoce, ottenuta ad esempio attraverso il Test HIV di 4° livello in caso di rapporti a rischio, risulta fondamentale per l'immediata prescrizione della terapia antiretrovirale.
La prevenzione rimane l'arma più efficace nella lotta all'HIV. I metodi raccomandati sono:
Un approccio multilivello è la strategia più efficace per il controllo dell'epidemia HIV a livello di popolazione.
L'aspettativa di vita delle persone con HIV che hanno accesso alle moderne terapie antiretrovirali è significativamente aumentata negli ultimi anni.
Grazie alla potenza e tempestività dei trattamenti antiretrovirali a combinazione (cART), è possibile trasformare l'HIV in una condizione clinica cronica e gestibile a lungo termine. Gli studi dimostrano che un soggetto HIV positivo in terapia, con buona aderenza e carica virale soppressa, gode di aspettativa e qualità di vita simili a chi non è infetto. Grazie ai progressi scientifici l'HIV è quindi oggi considerabile una condizione cronica che, se adeguatamente gestita, permette di condurre un'esistenza lunga e di qualità simile a chi non ha l'infezione. Questo consente ai pazienti di progettare il proprio futuro con più speranza e serenità. Insomma, rispetto agli inizi dell'epidemia quando l'HIV era una condanna a morte, oggi chi ce l'ha ha buone chance di condurre una vita del tutto normale. Questo grazie all'impegno di tanti ricercatori e del servizio sanitario. Un bel passo avanti, no?
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