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Da cosa dipende e cosa comporta una carenza di vitamina D
La vitamina D è un elemento indispensabile per il nostro organismo, poiché contribuisce non soltanto a mantenere in buona salute i tessuti ossei, la tiroide e l’apparato cardio-circolatorio, ma anche a ridurre il rischio di infiammazioni.
Osservando più da vicino, scopriamo che non si tratta di una singola sostanza, bensì di un gruppo composto da cinque pro-ormoni: D1, D2, D3, D4 e D5.
Inoltre, diversamente da altre vitamine, non viene introdotta per mezzo della sola alimentazione (se non in minima percentuale: tra il 10 e il 15%), quanto tramite un processo di sintesi cutanea reso possibile dall’esposizione alla luce solare.
In condizioni ottimali, tale processo riesce a coprire l’intero fabbisogno del corpo umano (o almeno circa il 90% di esso). Tuttavia, in alcuni soggetti si possono riscontrare livelli insufficienti di vitamina D, dovuti ad uno stile di vita inadeguato o ad altre condizioni mediche che interferiscono con il meccanismo di sintesi.
La carenza di vitamina D, inizialmente, non produce sintomi riconoscibili, ma a lungo andare può dare luogo a scompensi nell’assorbimento di calcio e fosforo, nonché ad una serie di problematiche (tra cui: dolore alle ossa e alle articolazioni, dolori muscolari, fragilità ossea e debolezza), anche di tipo neurologico (tra cui: spasmi muscolari involontari, ansia, disturbi del sonno e stati confusionali).
Alla vitamina D - la cui scoperta risale ad uno studio del 1919 su bambini affetti da rachitismo - vengono attribuite diverse funzioni di alto rilievo per l’organismo umano. In particolare, essa si occupa di:
Inoltre, studi recenti hanno messo in luce la connessione tra i livelli di vitamina D presenti nel corpo e il funzionamento del sistema nervoso centrale, cardiovascolare ed immunitario. Negli ultimi anni, ad esempio, un team internazionale ha indagato il rapporto tra assunzione di vitamina D e riduzione dei sintomi depressivi; i risultati di questa importante ricerca sono disponibili su Tandfonline.com.
I valori normali di vitamina D vanno dai 30 ai 100 ng/ml. Di conseguenza, al di sotto di questa soglia, si può parlare di insufficienza (tra 20 e 30), carenza (tra 10 e 20) o carenza grave (se i valori risultano inferiori a 10 ng per ml).
Di contro, se i valori superano il limite di 100 ng/ml, si riscontra un eccesso di vitamina D, che in casi estremi può provocare uno stato di intossicazione.
Tuttavia, è bene ricordare che si tratta di una condizione piuttosto rara, che in nessun caso deriva un’esposizione prolungata e/o costante ai raggi solari, quanto più da un utilizzo scorretto - specialmente se autonomo - degli integratori.
L’insufficienza o carenza di vitamina D può dipendere da una delle seguenti cause (o dalla combinazione di due o più di esse):
Non dimentichiamo, però, che vi sono altri fattori che influiscono negativamente sulla sintesi e sull’assorbimento della vitamina D, il che spiega perché alcuni individui risultano maggiormente esposti al rischio di valori insufficienti.
Tra questi occorre citare:
Dopo aver analizzato le cause e i fattori di rischio, vediamo cosa comporta la carenza di vitamina D, focalizzandoci in particolare sui sintomi fisici e neurologici e sulle problematiche che possono insorgere sul lungo periodo.
La mancanza di vitamina D è una condizione piuttosto difficile da rilevare, in quanto si presenta in maniera del tutto asintomatica nelle fasi iniziali.
I sintomi, infatti, tendono a comparire soltanto dopo un lasso di tempo prolungato, ovvero quando i valori risultano ormai gravemente insufficienti.
In particolare, possono manifestarsi:
Non dimentichiamo che, a lungo andare, la carenza di vitamina D può arrivare a compromettere il processo di mineralizzazione ossea, con conseguenze assai spiacevoli sia per i bambini che per la popolazione adulta e, soprattutto, per i soggetti che hanno superato la soglia dei 60-65 anni o affetti da ulteriori patologie.
In età infantile, valori bassi di vitamina D possono condurre a cedimenti e/o deformazioni delle ossa, in quanto troppo fragili per sopportare il peso corporeo e le tensioni muscolari. Tale condizione - nota come rachitismo - è riconoscibile per via di alcuni tratti distintivi: gambe storte, scoliosi, cassa toracica incavata in prossimità dello sterno, viso stretto e, spesso, dalla conformazione irregolare.
Invece, negli adulti - e, in modo particolare, negli anziani - i principali rischi riguardano l’osteomalacia e l’osteoporosi. La prima è una malattia metabolica derivante da alterazioni nel processo di mineralizzazione ossea, che porta alla rarefazione macroscopica dei tessuti, rendendoli maggiormente inclini a dolori e fratture. La seconda è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da un progressivo deterioramento della struttura interna delle ossa, che anche in questo caso appaiono fragili e porose, dunque particolarmente inclini a danni e fratture.
In aggiunta a tutto ciò, di recente è stato ipotizzato che una bassa presenza di vitamina D nell’organismo possa influire sullo sviluppo di:
Come emerso da studi recenti, oltre a danneggiare la salute delle ossa, nel tempo la carenza di vitamina D può provocare anche una serie di problemi neurologici.
Negli ultimi anni, infatti, la ricerca ha messo in luce come, nei soggetti che presentano valori di vitamina D inferiori alla norma, non di rado si manifestano anche diversi sintomi neurologici, psicologici e di natura cognitiva.
Tra questi ricordiamo:
Inoltre, sebbene ancora non vi siano certezze in merito, sembra emergere un collegamento tra la carenza di vitamina D e l’insorgenza (o il progressivo peggioramento) di patologie neurologiche, come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, il morbo di Parkinson e, per finire, l’Alzheimer.
Occorre, dunque, giocare d’anticipo, allo scopo di prevenire il calo dei livelli di vitamina D oltre la soglia di 30 ng/ml, prestando attenzione sia all’alimentazione e, in generale, al proprio stile di vita, sia ad eventuali condizioni mediche che rischiano di interferire con i processi di sintesi ed assorbimento.
Tra i comportamenti da attuare per un’adeguata prevenzione della carenza di vitamina D, al primo posto vi è senza dubbio l’esposizione alla luce solare per un lasso di tempo di 15 minuti circa, da ripetere almeno tre volte alla settimana.
Se ciò non dovesse bastare, è possibile correggere la dieta, introducendo alimenti che la contengono in dosi rilevanti, come ad esempio:
Esistono, inoltre, diversi alimenti fortificati in vitamina D, facilmente reperibili in commercio presso supermercati e negozi affini. Tra questi ricordiamo:
Infine, rigorosamente sotto supervisione medica, è possibile assumere anche integratori di vitamina D, prestando massima attenzione alle dosi per non incorrere in situazioni di intossicazione assai pericolose per la salute.
Prima di iniziare una terapia mirata, si consiglia di effettuare le analisi del sangue - il test diagnostico è chiamato 1 25 Diidrossi vitamina D ed è prenotabile online sulla piattaforma Cupsolidale.it - eventualmente accompagnate da una visita per l’osteoporosi, anch’essa prenotabile online e consigliata soprattutto alle persone in età avanzata, che consente di valutare lo stato di salute delle ossa.
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