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In Italia,il congedo mestruale non è riconosciuto come diritto legale, ma alcune aziende hanno cominciato a implementare questa pratica in modo autonomo
Il congedo mestruale è una pratica che consente alle donne di prendersi del tempo libero retribuito dal lavoro durante il ciclo mestruale per poter gestire i sintomi associati, come dolori pelvici, mal di testa e affaticamento. Vediamo quindi come funziona il congedo mestruale in Italia e nel resto del mondo, analizziamo le leggi e le politiche attuali nel nostro Paese riguardo a questa pratica e capiamo meglio le proposte per l'adozione di leggi formali sui congedi mestruali.
In Italia, il congedo mestruale non è riconosciuto come diritto legale, ma alcune aziende hanno cominciato a implementare questa pratica in modo autonomo. Tuttavia, non esiste una legge formale che regoli il congedo mestruale in Italia. Di conseguenza non esiste una protezione legale per le donne che decidono di prendersi del tempo libero durante il ciclo mestruale.
Come abbiamo detto, in Italia non esiste una legge specifica che regoli il congedo mestruale. La legislazione italiana si limita a prevedere la tutela della maternità e delle donne in stato di gravidanza. Di fronte a questo vuoto legislativo, alcune aziende hanno cominciato, di propria iniziativa, a implementare politiche di genere e di conciliazione vita-lavoro. Si tratta di pratiche che prevedono la possibilità di richiedere permessi retribuiti per motivi legati al ciclo mestruale. Anche se non sembra molto, in realtà è un piccolo passo verso una nuova frontiera del lavoro e del rispetto della condizione personale generale.
Un'azienda di spedizioni in provincia di Venezia, ha adottato una decisione innovativa: concedere un giorno di assenza retribuito al mese per tutte le dipendenti che soffrono di ciclo mestruale doloroso senza la necessità di permessi. Nonostante non esista una legislazione specifica in Italia riguardo al congedo mestruale, l'azienda ha deciso d'introdurlo basandosi sulla fiducia e rispetto della privacy delle dipendenti. Non è necessario presentare un certificato medico o chiedere l'approvazione del capo ufficio per usufruirne.
L'amministratore delegato ha fatto sapere che prima d'introdurre questa misura, è stato effettuato un sondaggio tra le 59 dipendenti donne dell'azienda per valutare il gradimento, poi, in seguito all'approvazione positiva, è stata istituita a partire da agosto. Inoltre l'azienda ha deciso di fornire gratuitamente gli assorbenti alle dipendenti nei bagni.
Nonostante la patologia del ciclo mestruale doloroso interessi circa 3 milioni di donne in Italia, il congedo mestruale rimane ancora un argomento tabù in Italia e questo è uno dei primi casi aziendali nel paese.
Il congedo è quindi riconosciuto a tutte coloro che soffrono di dismenorrea, il forte dolore all’utero che si manifesta, solitamente, a distanza massima di 24 ore dalle mestruazioni. Qualche volta può però presentarsi anche uno o due giorni prima. Il forte dolore al basso ventre porta alla manifestazione di altri dolori e disagi fisici:
In alcuni casi, i dolori pelvici potrebbero nascondere delle ulteriori complicazioni, anche piuttosto gravi, come, ad esempio, un fibroma uterino. Situazioni che è meglio conoscere il prima possibile per riuscire ad affrontarle al meglio. L'applicazione dei congedi mestruali nella suddetta azienda, ha permesso alle dipendenti di avere più tempo da dedicare alle complicazioni e ai disagi legati al ciclo.
Ci sono state molte discussioni e proposte per l'adozione di leggi formali sui congedi mestruali in Italia, l'ultima nel 2016, con molti sostenitori che appoggiano questa pratica in quanto utile per le donne e per l'intera società. Non mancano però voci apertamente contrarie e la discussione non è rimasta confinata all’agone politico: a dire NO sono stati anche alcuni rappresentanti del mondo scientifico, i quali ribadiscono la necessità di un approccio innanzitutto medico prima che ideologico o sindacale.
Se una parte ritiene che l'adozione di leggi formali sui congedi mestruali permetterebbe alle donne di gestire meglio i sintomi del ciclo mestruale, migliorando la loro produttività e la loro salute mentale, un’altra considera questa “soluzione” un passo indietro rispetto all’emancipazione femminile perché pone le donne in una condizione di debolezza e dunque rafforzerebbe, invece di scardinare, gli stereotipi sulla fragilità femminile.
Nel 2016 è stata depositata in Parlamento una proposta di legge in cui si richiedeva che le donne che soffrono di mestruazioni dolorose o dismenorrea potessero avere diritto a un congedo per un massimo di tre giorni al mese regolarmente retribuiti. Ma il disegno di legge è di fatto fermo a quella data perché ancora oggi non incontra il favore della maggioranza.
In sintesi vediamo dunque le principali motivazioni a favore e contro il congedo mestruale istituito per legge.
Le ragioni del Si: parlare di congedo mestruale vuol dire abbattere finalmente i tabù persistenti in fatto di mestruazioni e aiuta a promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione dei problemi legati al ciclo mestruale. Una normativa specifica contribuirebbe a ridurre il divario di genere sul posto di lavoro, dando alle donne maggiori opportunità di conciliare vita lavorativa e privata. Sarebbe un passo avanti verso quella rivoluzione culturale che vuole rompere con una concezione tutta al maschile dei tempi di lavoro e che persegue il riconoscimento della specificità del genere femminile piuttosto che il suo adeguamento a un modello maschile.
Le ragioni del No: il congedo non risolve il problema di chi ha una patologia come l’endometriosi o la dismenorrea. Non è lo stare a casa la soluzione ma una diagnosi e relativa terapia. Stabilire per legge che le donne hanno dei limiti per via del ciclo mestruale può trasformarsi in uno stigma e dunque finire per discriminare invece che emancipare. Le aziende potrebbero essere ancora meno propense ad assumere delle donne, prova ne è che in quei Paesi dove il congedo esiste già molte donne decidono di non usufruirne per timore di essere discriminate. Infine la privacy: chi soffre molto per il ciclo mestruale dovrebbe poter usufruire del normale congedo per malattia senza dover rivelare il motivo dell'assenza dal lavoro o dalla scuola.
Il congedo mestruale funziona in modo diverso in base al paese. In alcuni paesi, come la Cina e la Spagna, esiste una legge formale che regola questa pratica, mentre in altri paesi non esiste alcuna protezione legale per le donne che decidono di prendersi del tempo libero durante il ciclo mestruale.
In particolare, in Spagna, il Congresso ha introdotto una rivoluzione per le donne nel mondo del lavoro, con l'approvazione di un congedo specifico per le donne che soffrono di mestruazioni dolorose e invalidanti. Sono riconosciuti 3 giorni al mese per le donne con ciclo doloroso, che potranno ottenere solo sulla base di un certificato medico. La misura fa parte di una riforma più ampia sulla salute sessuale e riproduttiva e l'interruzione volontaria della gravidanza, approvata a Madrid. È stata anche decisa la distribuzione gratuita di prodotti per l'igiene mestruale in scuole, carceri, centri femminili, centri civici, centri sociali ed enti pubblici.
Pochi paesi del mondo prevedono dei permessi specifici per le mestruazioni e i problemi associati al ciclo. Tra questi, il Giappone si distingue per essere stato un pioniere in questo ambito, in quanto il congedo mestruale esiste già dal 1947. In seguito, è stato riconosciuto anche in Indonesia, Taiwan, Corea del Sud e Zambia. In Europa ancora non esiste una legislazione specifica in merito.
In Giappone le lavoratrici hanno diritto a un numero illimitato di giorni di congedo mestruale, tuttavia, non è retribuito. Il 3% delle aziende indennizzano le lavoratrici totalmente o parzialmente. Secondo un recente sondaggio, solo lo 0,9% delle lavoratrici effettivamente usufruiscono del congedo. In Corea del Sud, invece, fino al 2004, le lavoratrici avevano diritto a un giorno di congedo mestruale non retribuito al mese. Ma dopo la modifica della settimana lavorativa da sei a cinque giorni, questa norma non esiste più. Taiwan è invece molto attento all'uguaglianza di genere, le donne possono quindi richiedere fino a tre giorni di congedo mestruale all'anno, che sono retribuiti al 50% e considerati pari ai giorni di malattia. Infine lo Zambia, è l’ultimo paese che prevede il congedo mestruale. Qui le lavoratrici possono assentarsi dal lavoro per un giorno al mese senza la necessità di avvisare o presentare un certificato medico.
In conclusione, il congedo mestruale è considerato una materia delicata e di non semplice soluzione perché investe più piani: sanitario, economico, politico e culturale.
Il dibattito resta apertissimo. In attesa di una soluzione soddisfacente e definitiva, l’unico consiglio è quello di prestare particolare attenzione alla propria salute fisica prima, durante e dopo il ciclo mestruale. Quando e se i dolori dovuti alle mestruazioni dovessero essere eccessivi e presentarsi sotto forma di malessere insostenibile, è sicuramente consigliato richiedere una visita ginecologica o un video consulto ginecologico per comprendere meglio lo stato reale della situazione ed eventualmente iniziare una terapia.
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