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Cos'è l'immunità innata e che differenza c'è con l'immunità acquisita? Cosa cambia per la salute dell'organismo
A due anni dalla diffusione della pandemia da Covid-19 si è tornato a parlare di immunità innata e acquisita. Due studi scientifici, entrambi condotti da ricercatori e scienziati italiani hanno fatto scoperte interessanti che potrebbero costituire una possibile svolta nella lotta al Covid-19. Entrambe le ricerche sono giunte alla conclusione che l' immunità innata conta moltissimo nella lotta contro il Covid.
A questo punto, è opportuno fare chiarezza sull'argomento. Ecco perché in quest'articolo analizziamo l'immunità innata e l'immunità acquisita, illustrando caratteristiche e differenze. Ecco tutto quello che occorre sapere al riguardo.
Analizziamo dunque le caratteristiche dell'una e dell'altra e cerchiamo di capire le differenti implicazioni.
L'immunità innata, chiamata anche con il nome di immunità aspecifica, è una tipologia di immunità che serve per proteggere l'organismo da determinate patologie. Questa condizione non si acquisisce nel tempo, ma è presente sin dalla nascita di un soggetto. Per capire meglio il concetto, occorre pensare all'immunità innata come alla prima linea di un esercito, pronta per difendere il corpo da malattie o patologie. Difatti, tale immunità è stata perfezionata nel tempo, a causa dei processi evolutivi in continuo mutamento nell'uomo.
Questa speciale immunità, che viene definita anche immunità naturale o ereditaria, perché viene acquisita automaticamente al momento della nascita. Questa immunità è composta da diversi elementi, come i linfociti NK, conosciuti anche come Natural Killer, basofili, mastociti e cellule dendritiche. Gli elementi appena menzionati funzionano in modo diverso tra loro, ma hanno tutti il compito di eliminare gli agenti patogeni pericolosi per l'organismo. È interessante notare come questa immunità sia presente in diversi organismi, non solo negli esseri umani, ma anche in insetti o piante.
Nel dettaglio quindi, a cosa serve l'immunità aspecifica o innata? Ebbene, per coloro che non hanno ancora sviluppato un sistema immunitario completo, questo meccanismo serve per poter difendersi da batteri o virus. Inoltre, l'immunità ereditaria serve anche per eliminare agenti patogeni qualora si dovessero presentare risposte immunitarie specifiche. Allo stesso tempo, questa immunità protegge anche da eventuali infezioni che possono verificarsi nel corpo umano.
Contrapposta all'immunità innata c'è l'immunità acquisita. Questa immunità rappresenta la seconda linea di difesa dell'immaginario esercito a protezione dell'organismo. Ci si può rivolgere a questa tipologia anche con il nome di immunità specifica o adattativa. Al contrario dell'immunità innata, quella acquisita compare solo nei vertebrati.
Tale immunità può essere acquisita in tre modi diversi:
L'immunità acquisita si occupa di attivare i linfociti B e T, elementi che sono capaci di eliminare eventuali minacce per l'organismo. Nel dettaglio, i linfociti B si occupano di creare anticorpi mentre i linfociti T utilizzano molecole infiammatorie come le citochine.
È importante sapere che l'immunità acquisita non sostituisce l'immunità innata. Anzi, queste due difese dell'organismo collaborano tra di loro, attivandosi e completandosi per proteggere il corpo umano da minacce virali e agenti estranei.
A questo punto, dopo aver analizzato le caratteristiche delle diverse tipologie di immunità, occorre comprendere quali sono le differenze. Principalmente, le differenze si evidenziano nel modo con il quale proteggono l'organismo.
C'è da dire, che sia l'immunità innata che quella acquisita proteggono il corpo umano da agenti esterni. Occorre ricordare infatti, che il sistema immunitario è una visione di insieme, un unico esercito costituito da più linee di difesa.
Tuttavia, una prima differenza sta nella cosiddetta "lag phase" detta anche fase di latenza. Nell'immunità innata questa fase è assente, la risposta difensiva risulta essere immediata. Al contrario, è presente nell'immunità acquisita che ha bisogno di un paio di giorni prima di attivarsi e difendere l'organismo.
L'immunità innata inoltre, non possiede una determinata specificità. Questa linea di difesa combatte una grande varietà di agenti patogeni con risultati generici e limitati. L'immunità acquisita invece, gode di un'alta specificità e si attiva principalmente contro determinati agenti patogeni, eliminandoli nel migliore dei modi. Per comprendere questo punto, si pensi ai vaccini, strumenti che permettono di difendersi contro specifiche malattie.
Ancora, la diversità dell'immunità innata è limitata a causa della sua limitata specificità. La diversità dell'immunità specifica è molto ampia e può coprire numerosi batteri o virus.
Infine, c'è un'importante differenza anche per quanto riguarda la memoria. Nel caso dell'immunità innata, la memoria è assente ed è conseguente all'esposizione dell'agente patogeno. Tuttavia, l'azione difensiva può essere la stessa in seguito a una seconda infezione. Con l'immunità acquisita o adattativa invece, la memoria è presente e in seguito a un'esposizione alla malattia il sistema immunitario produce una risposta amplificata per proteggere il corpo umano.
Il problema più grande dell'ultimo periodo è indubbiamente il Covid-19. La pandemia a causa di questo nuovo coronavirus ha bloccato il mondo per due anni circa e ancora oggi si procede con cautela verso un ritorno alla normalità.
Comunque, alcuni si chiedono se sia giusto parlare di immunità innata con il Covid. La risposta è sì, ma occorre analizzare al meglio la situazione. Una recente ricerca coordinata dall’Istituto Humanitas e dall’Ospedale San Raffaele di Milano ha evidenziato una molecola, chiamata MBL, che permetterebbe all'organismo di proteggersi contro il Covid-19.
La molecola MBL (nome abbreviato di "Mannose Binding Lectin") riuscirebbe a riconoscere e bloccare la proteina Spike del Covid-19, non solo, ma sarebbe in grado di farlo anche in caso di varianti come Omicron.
MBL potrebbe perciò diventare una sorta di marcatore che segnala la gravità della malattia e orientare perciò le scelte dei medici.
Un altro studio condotto tra gli altri dal professor Giuseppe Novelli dell’Università Tor Vergata di Roma si è concentrato invece sulle cause genetiche che rendono alcune persone più esposte a un aggravamento della malattia. Secondo questo studio in circa il 20% di persone che hanno contratto il Covid-19 in forma severa è stata riscontrata una mutazione di alcuni geni fondamentali per l'immunità innata.
Semplificando si potrebbe dire che ci sono persone con una immunità innata più efficiente che inibisce la malattia o il suo aggravamento. Se tali dati trovassero ulteriori riscontri nella comunità scientifica sarebbe un bel passo in avanti nella ricerca di una cura contro il Covid-19: si potrebbe analizzare il DNA dei soggetti gravi, verificare che esistano delle mutazioni dei geni attivi nell’immunità innata e quindi arrivare ad una terapia personalizzata.
In sintesi entrambe le ricerchei dimostrano che studiare il patrimonio genetico potrebbe essere la chiave di volta che consentirebbe di sviluppare una nuova linea difensiva contro il Covid. In questo caso, si potrebbe aggiungere all'immunità acquisita con i vaccini anche l'azione dell'immunità innata. Questa bella notizia accende la speranza di tutto il mondo e si spera che la ricerca possa proseguire nel miglior modo possibile, così da debellare finalmente la minaccia Covid.
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