Intolleranza al lattosio, tutti i sintomi

Scopri cosa si intende per intolleranza al lattosio e quali sono i sintomi con cui si manifesta

Cos’è l’intolleranza al lattosio

  • ​L'intolleranza al lattosio, o ipolattasia, è la difficoltà a digerire il lattosio, il principale zucchero presente nel latte, per la carenza di un enzima specifico, la lattasi.

    Si tratta di un enzima necessario per scindere il lattosio (un disaccaride) nei due zuccheri semplici che lo compongono: glucosio e galattosio. Quando il lattosio non è digerito, resta nell'intestino, dove è fermentato dalla flora batterica che produce metaboliti secondari e gas.

    I sintomi più comuni dell'intolleranza al lattosio, infatti, sono di tipo intestinale e includono meteorismo, pancia gonfia, dolori addominali e diarrea.

    È un disturbo può comparire a qualsiasi età. Si stima che in Italia, circa il 50% della popolazione sarebbe intollerante al lattosio, anche senza sintomi evidenti.

    A livello globale, circa il 70% della popolazione presenta una carenza di lattasi, con variazioni in base all’etnia, ma senza particolari differenze di incidenza tra uomini e donne.

    Attenzione a non confondere l’intolleranza al lattosio con l’allergia al latte. L’intolleranza, al contrario della risposta allergica, non implica l’azione diretta del sistema immunitario.

Intolleranza al lattosio: sintomi negli adulti e nei bambini

  • Per chi soffre di questo disturbo, gli alimenti che contengono lattosio, come il latte e gli altri prodotti caseari sono “off limits”.

    La comparsa dei sintomi negli adulti accade solitamente dopo aver consumato tra 250 e 375 ml di latte e le manifestazioni più comuni includono meteorismo, crampi addominali, diarrea acquosa, flatulenza, nausea, rumori intestinali e un urgente bisogno di evacuare.

    I disagi iniziano da mezz’ora a un paio d’ore dopo l'assunzione di lattosio e, in alcuni casi, i sintomi possono essere extraintestinali (ad esempio, mal di testa, grave affaticamento, disfunzione cognitiva, dolore muscolare e/o articolare, lesioni cutanee, ulcere della bocca, palpitazioni cardiache, eczema, orticaria e aumento della minzione).

    Nei bambini, invece, l'intolleranza al lattosio può causare diarrea, gonfiore, flatulenza e problemi di crescita se il latte è parte integrante della dieta.

    Nei neonati e in generale nei bambini al di sotto dei 6 mesi di vita, l’intolleranza al lattosio, tuttavia, è un evento piuttosto raro. Entro i primi 30 giorni di vita, infatti, è molto più frequente l’allergia alle proteine del latte, cioè una vera e propria reazione del sistema immunitario, anche nei bambini nutriti con formula artificiale.

    Quanto durano i sintomi dell'intolleranza al lattosio?

    Possono persistere per diverse ore, ma tendono a scomparire gradualmente man mano che il lattosio è eliminato dal sistema digestivo. Se l'intolleranza al lattosio è trascurata, i sintomi possono diventare cronici, portando a malnutrizione, perdita di peso e disidratazione a causa della diarrea persistente.

    La sintomatologia dipende anche dalla quantità, dalla composizione del pasto e dalla velocità di svuotamento gastrico. Pasti più abbondanti richiedono tempi più lunghi per la manifestazione dei sintomi, così come la quantità di lattosio consumata e il grado di intolleranza giocano un ruolo rilevante.

    Come si capisce se si è intolleranti al lattosio?

    Poiché la lattasi è un enzima prodotto nel duodeno, il primo tratto dell'intestino tenue, i sintomi che scaturiscono dalla mancata digestione del lattosio coinvolgono principalmente il tratto gastro-intestinale e si possono distinguere in specifici e generici:

    Sintomi specifici

    • Dolori e crampi addominali.
    • Meteorismo.
    • Flatulenza.
    • Pesantezza di stomaco.
    • Senso di gonfiore.
    • Diarrea.
    • Stitichezza.

    Sintomi generici o meno specifici

    • Mal di testa.
    • Stanchezza.
    • Nausea.
    • Eruzioni cutanee.
    • Reflusso gastrico.
    • Infiammazioni uro-genitali.
    • Ulcere o afte alla bocca.
    • Perdita di peso inspiegabile (raro).

Quali sono le cause dell'intolleranza al lattosio?

  • La lattasi è un enzima che si trova sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale ed è presente fin dalla 23a settimana di gestazione. Raggiunge la sua massima attività alla nascita e nei primi mesi di vita, quando il latte è l'unico o il principale alimento del bambino.

    Dopo lo svezzamento, con l’abbandono graduale del latte materno e l’introduzione di nuovi alimenti nella dieta, la sua attività inizia a diminuire. È un processo “geneticamente programmato”, quindi l'intolleranza al lattosio non è una malattia ma una condizione fisiologica.

    La causa principale è dunque associata alla fisiologica perdita della funzione svolta dalla lattasi, che avviene con l'età e caratterizza buona parte della popolazione.

    Sono più rari i difetti congeniti, mentre quelli acquisiti, di solito temporanei, si verificano dopo una diarrea acuta (sindrome post-enteritica) o in caso di malassorbimento intestinale non curato, come nella celiachia nelle fasi iniziali.

    La lattasi è un enzima inducibile, cioè in grado di aumentare la sua capacità di funzionare. Se non crea disagio, pertanto, sarebbe meglio mantenere sempre una dose minima di lattosio nella dieta. 

    Forme di intolleranza al lattosio

    Ci sono 4 forme di intolleranza: genetica, acquisita, congenita e evolutiva.

    • Forma primaria. Detta anche genetica, è la più diffusa. Si può manifestare per una riduzione progressiva della produzione di lattasi fin dallo svezzamento e comporta il malassorbimento del lattosio e i relativi sintomi.
    • Forma acquisita. Definita anche secondaria, si deve ad altre patologie acute (come infiammazioni e infezioni dell'intestino) o croniche (tra cui celiachia, morbo di Crohn, sindrome dell'intestino irritabile); oppure può essere la conseguenza di disordini alimentari o di disbiosi intestinale. Spesso è transitoria e si risolve trattando la causa primaria. Altri fattori scatenanti possono essere terapie antibiotiche, chemioterapiche o con radiazioni che, a causa della loro tossicità, determinano ipolattasia.
    • Forma congenita o Congenital Lactase Deficiency (CLD). È una condizione molto rara, di origine genetica che si manifesta sin dalla nascita, nei primi giorni di vita del neonato, con diarrea non appena il bambino assume latte materno o formulato. La causa è una totale assenza di lattasi che persiste per tutta la vita.
    • Forma evolutiva. Si riscontra nei neonati prematuri nati tra la 28a e la 37a settimana di gestazione. L'intestino del neonato è sottosviluppato, con conseguente incapacità di digerire il lattosio. È una condizione che migliora con l'avanzare dell'età grazie alla maturazione dell'intestino, che si traduce in un'adeguata attività della lattasi.

    Che cosa succede se sei intollerante al lattosio e continui a mangiarlo?

    Tra le conseguenze dell'intolleranza al lattosio trascurata, a parte il disagio dei sintomi gastrointestinali, c’è la disbiosi intestinale, che crea le condizioni per un più alto rischio di infezioni, quali candida e cistite.

    Si tratta di una condizione di squilibrio microbico dovuto a una crescita sproporzionata di batteri “cattivi” all’interno dell’intestino, che ne provoca l’irritazione.

    In più, l’infiammazione che consegue all’intolleranza al lattosio, può alterare anche la funzione dell’intestino, originando sintomi aspecifici come spossatezza, dolori muscolari, mal di testa e tachicardia.

Come riconoscere il mal di pancia da intolleranza?

  • La diagnosi di intolleranza al lattosio inizia con una valutazione medica dei sintomi che insorgono dopo il consumo di lattosio nei prodotti caseari.

    Se una dieta priva di latte e latticini per 3-4 settimane elimina i disturbi e questi ricompaiono dopo il consumo di alimenti con lattosio, la diagnosi è confermata.

    Test specifici non sempre sono necessari, ma i principali sono:

    • ​Breath Test Lattosio​, il test del respiro all'idrogeno, considerato il gold standard per la diagnosi di questo disturbo. Si tratta di un esame che misura l'idrogeno nel respiro a intervalli regolari di 30 minuti, per circa 4 ore, prima e dopo il consumo di lattosio (25 g disciolto in acqua). È un esame non invasivo in cui un aumento significativo di idrogeno indica intolleranza. Quanto costa il test di intolleranza al lattosio? I prezzi oscillano dai 35 ai 180 euro.

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    Breath ​Test​

    • Test genetico, che analizza la variazione del DNA nella parte regolatrice del gene della lattasi. Consiste in un tampone orale ed è rapido e non invasivo.

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    • Test leucocitotossico, che si basa sull’osservazione della morfologia assunta dai globuli bianchi messi a diretto contatto con un estratto dell’alimento oggetto di valutazione. In base al grado di risposta leucocitaria l’operatore assegna un “grado di intolleranza” verso l’alimento indagato (da 0 a 3).

    Esami del sangue per intolleranza al lattosio

    Gli esami del sangue di routine non consentono di verificare l'intolleranza al lattosio. Anche se si trovano in commercio, i test per intolleranze alimentari eseguiti su campioni di sangue non sono in grado di identificare questa condizione. In genere riconoscono soltanto una reazione avversa al latte che sia di vacca, di capra, ecc.

    Le uniche analisi su un campione di sangue per accertare l’intolleranza sono:

    • Test di tolleranza al lattosio, un esame secondario che misura i livelli di glucosio (glicemia) nel sangue originato dalla conversione del lattosio (poco utilizzato a causa dei falsi positivi).
    • Test genetico, talvolta eseguito su un prelievo ematico e non tramite tampone orale.

Intolleranza al lattosio: come curarla e cosa mangiare

  • Per gestire l’intolleranza al lattosio occorre conoscere bene gli alimenti che si possono o non si possono mangiare, saper ascoltare il proprio corpo e utilizzare gli integratori di lattasi, se prescritti dal medico.

    Si tratta di prodotti che contengono l'enzima lattasi, in differenti dosi e forme. Se assunti prima del pasto contenente lattosio, ne consentono la digestione, riducendo al minimo i sintomi.

    Ma il trattamento migliore è una dieta senza lattosio e se l'intolleranza è di origine genetica, l'alimentazione senza lattosio dovrà essere seguita per tutta la vita.

    Se, invece, è di origine secondaria, una volta individuata la causa scatenante (ad esempio, la celiachia), è possibile reintrodurre gradualmente il lattosio.

    Ma cosa succede se è il bambino a essere intollerante al lattosio? L’unica “terapia” consiste nell’esclusione dalla dieta degli alimenti che contengono lattosio, sostituendo il latte con quello delattosato o con le bevande vegetali (ad esempio di soia, riso, avena o mandorla).

    Inoltre, ci sono diversi alimenti adeguatamente formulati e definiti delattosati, in cui il lattosio è stato predigerito grazie all'aggiunta dell'enzima lattasi.

    Si può anche non rinunciare del tutto ai formaggi. Quelli stagionati, infatti, più sono invecchiati e meno lattosio avranno. Ad esempio, un formaggio con una stagionatura superiore ai 24-36 mesi (il classico parmigiano o il grana) potrebbe essere ben tollerato anche da chi è intollerante.

    Poi, è possibile consumare tutti gli alimenti vegetali, pesce, carne, uova e i prodotti certificati Lfree.

    Il lattosio, tuttavia, può essere presente anche in alimenti “insospettabili”, soprattutto nei cibi industriali (ad esempio, il caffè al ginseng in capsule o nelle caramelle). Per questo motivo, è importante leggere le etichette e controllare attentamente la lista degli ingredienti.

    È bene fare attenzione anche ad alcuni farmaci che includono nella composizione il lattosio.

    Se è necessario escludere completamente il latte e i suoi derivati (anche delattosati) dalla dieta, è importante tenere sotto controllo i livelli di calcio. Potrebbe essere necessaria un’integrazione di calcio nell’alimentazione quotidiana. 

    Quali cibi contengono lattosio?

    Gli alimenti con lattosio, sia presente naturalmente, sia aggiunto durante il processo produttivo, sono:

    • Latte vaccino, di asina, di capra, di bufala.
    • Latticini come mozzarella, ricotta, robiola, fiocchi di latte, formaggi freschi.
    • Creme, condimenti e salse preparate con latte e derivati, besciamella.
    • Panini al latte, pancarrè con latte, cracker e grissini preparati con latte, basi per pizza e focaccia con latte, fette biscottate con latte.
    • Salumi e insaccati, in particolare: wurstel, prosciutto cotto, salsicce.
    • Cioccolato al latte o parzialmente fondente.
    • Biscotti e torte preparati con burro e latte o derivati.
    • Gelati, in particolare le creme e talvolta anche i gusti frutta e sorbetti confezionati.
Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2021-05-18
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