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Gli studi dell’OMS confermano un aumento del rischio di danni all’udito per giovani e bambini: un problema che, se trascurato, può compromettere anche le capacità cognitive.
Perdita totale o parziale dell’udito di grado moderato, leggero o profondo, l’ipoacusia è un problema che si manifesta quando da un orecchio o da entrambi non si sentono bene i suoni o si fa fatica a isolare una conversazione dal rumore di fondo. Un deficit che, se non affrontato a tempo, può alla lunga rivelarsi debilitante anche per il nostro cervello fino a provocare deficit cognitivi e demenza precoce.
Abbassamento più o meno accentuato e profondo dell’udito che può anche portare alla completa perdita uditiva, l’ipoacusia consiste nella diminuzione della capacità uditiva in conseguenza di un danno di una o più parti del sistema uditivo, la quale può interessare un solo orecchio (ipoacusia monolaterale) o entrambi (ipoacusia bilaterale). Una riduzione che, a differenza della sordità, causa solo una perdita parziale dell’udito ma compromette la percezione di alcuni suoni.
Processo generalmente lento e progressivo, l’ipoacusia può essere congenita, ossia provocata da fattori genetici o connesse con la gravidanza e il parto, oppure acquisita, quando la sua origine dipende da fattori esterni come traumi acustici, infezioni o, nelle persone anziane, da semplice invecchiamento dell’organo uditivo (c.d. presbiacusia).
In quest’articolo anche grazie al supporto del Dottor Armando Sarti, pediatra, cardiologo e divulgatore scientifico, cercheremo di approfondire origini, cause e possibili cure dei disturbi dell’udito, ma soprattutto spiegheremo come riconoscere e prevenire i problemi di udito nei giovani e nei bambini, visto che la diagnosi precoce resta a oggi una delle poche armi a disposizione per combattere questa patologia.
Stando ai recenti dati resi noti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità l'ipoacusia è un fenomeno che già oggi riguarda 360 milioni di persone nel mondo e 7 milioni di persone in Italia, con una progressiva incidenza di casi nei giovani fra i 15 e i 24 anni. Numeri destinati a raddoppiare nel giro di 30 anni con conseguenti effetti negativi sulla qualità della vita della popolazione mondiale e un progressivo aumento della spesa sanitaria. Statistiche allarmanti che hanno portato la stessa OMS a sviluppare recentemente un Rapporto Mondiale dell’Udito (WRH) intitolato Integrated people-centred ear and hearing care, con l’intento di fornire una guida agli Stati membri per integrare la cura dell'orecchio e dell'udito nei piani sanitari nazionali.
“Vale la pena accendere i riflettori sul fenomeno dal momento che il calo dell’udito non riguarda più solo gli anziani- ci conferma il Dottor Sarti - . Si assiste ad un aumento preoccupante nell’incidenza di questa problematica fra gli adolescenti e i giovani adulti. L’esposizione prolungata a un rumore intenso è spesso all’origine della perdita dell’udito nei giovani e va detto che l’eccesso di rumore è ormai una costante nella vita di tutti i giorni”.
Come capire se si soffre di ipoacusia? Per chi avverte un calo dell’udito, uno dei sintomi principali è quello di non riuscire a percepire con chiarezza i suoni quando ci si trova in determinati ambienti e in particolari situazioni quotidiane.
Esempi di situazioni in cui è possibile notare un deficit uditivo:
In base alla parte anatomica dell’orecchio interessata dal deficit uditivo, possiamo identificare diverse tipologie di ipoacusia, suscettibili di un differente approccio terapeutico:
Disturbo molto diffuso in età pediatrica, l’ipoacusia colpisce 1 bambino su 1000 sotto forma di ipoacusia congenita (presente dalla nascita), mentre 3 bambini su 1000 sono investiti da ipoacusia in un momento successivo (ipoacusia acquisita).
Parlando delle cause che possono generare problemi all'udito in età pediatrica, il Dottor Armando Sarti ci riferisce come nell’ ipoacusia trasmissiva dei bambini il sintomo sia spesso provocato dall’infiammazione dell’orecchio generalmente di livello interno (otite media), di cui l’ingrossamento delle adenoidi costituisce motivo predisponente. Acuta o cronica l’otite è causata da virus e batteri e quando non adeguatamente trattata può di fatto lasciare danni permanenti alla capacità uditiva del bambino.
L’ abuso di farmaci e in particolare di alcuni farmaci, ci dice il Dottor Sarti, è una delle più frequenti cause del calo dell’udito nei bambini ma anche negli adulti: “un uso prolungato e con dosi eccessive di antibiotici di tipo aminoglicosidico (come la gentamicina) oppure antifungini e antiepilettici può essere tossico per il nervo auditivo”.
Se nel bambino molto piccolo saranno generalmente le domande del pediatra ad aiutare i genitori a cogliere indizi di qualche anomalia, l’ipoacusia in età prescolare può essere sospettata nei casi in cui:
In caso sospettiate un deficit uditivo a carico del vostro bambino, anche solo per un ritardo significativo nello sviluppo del linguaggio, sarà bene parlarne quanto prima col vostro pediatra, il quale, se lo ritiene opportuno, potrà prescrivervi degli accertamenti (esami audiometrici o altri esami specialistici) e valutare insieme allo specialista quali percorsi seguire (cure farmacologiche, amplificazione con apparecchi acustici o impianto cocleare per ipoacusie serie e profonde).
Oltre che essere importante per la vita sociale, non bisogna dimenticare che l’udito è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio: soffrire di ipoacusia significa imparare a parlare tardivamente e con difficoltà, un bambino acusico che non sente bene a scuola avrà probabilmente anche problemi di apprendimento.
Nonostante i soggetti più colpiti dall’ipoacusia siano le persone di età superiore ai 74 anni (37%), negli ultimi anni è aumentato sensibilmente il numero di giovani con problemi uditivi, tanto che oggi un adolescente su cinque lamenta problemi di calo dell'udito. Un fenomeno che ha portato le ultime ricerche a soffermarsi sull’interazione fra udito e capacità cognitive e dell’apprendimento fra la popolazione più giovane.
Se numerosi studi avevano assodato che l’anziano che sente poco e male tende a isolarsi e che la riduzione di interazione sociale finisce col favorire stress e depressione aumentando il rischio di demenza senile, da uno studio internazionale presentato al Parlamento Europeo in occasione del World Hearing Day2018 si evince che anche fra i giovani la perdita della capacità uditiva non curata può far aumentare del 28% il rischio di declino cognitivo.
Se in passato si parlava di ragazzi disattenti e smemorati, oggi è assodato che una percentuale di ragazzi accusati di scarso rendimento scolastico e difficoltà di apprendimento in realtà sono vittime di una ridotta sensibilità uditiva sottostimata. L’ipoacusia, infatti, oltre a isolare l’individuo, aumenta anche l’impegno che la persona deve applicare all’ascolto: uno sforzo e un affaticamento che vanno a discapito dell’apprendimento percettivo, aumentando le possibilità di distrazione e riducendo le facoltà cognitive.
Il rischio di incorrere in problemi di udito tra i giovani non va dunque sottovalutato: non appena si manifestano campanelli d’allarme come il fastidioso disturbo degli acufeni (i fischi continui percepiti nell’orecchio) o altri sintomi di possibile ipoacusia, è bene rivolgersi subito al proprio medico curante o affidarsi una visita otorinolaringoiatrica in modo da indagare tempestivamente cause ed entità del problema e poter decidere il trattamento più appropriato. In questo caso una diagnosi precoce resta di fatto l’arma migliore per evitare severe ripercussioni future sulla salute uditiva dei ragazzi.
Attenzione all’abitudine di correre o camminare mentre si tiene alto il volume della musica negli auricolari per coprire i rumori esterni: “è una pratica tanto comune quanto rischiosa” ci ricorda ancora il Dottor Sarti “come pure l’insana tendenza ad eseguire sequenze di esercizi ginnici in locali chiusi come le palestre tenendo il volume della musica al massimo”.
Gli studi dell’OMS hanno evidenziato che il 50% dei giovani fra i 12 e i 35 anni sia a rischio di sviluppare seri danni all’udito proprio a causa dell’eccessiva esposizione ai suoni troppo forti e alla musica ad alto volume in discoteca, ai concerti, in macchina o in cuffia. Abitudini di vita poco sane che, se nell’imminenza possono limitarsi a provocare i frequenti “fischi all’orecchio” risolvibili in poche ore, possono causare a volte dei veri e propri traumi acustici suscettibili di sfociare in acufeni permanenti (suoni in assenza di un’origine esterna), calo dell’udito o alterata percezione dei suoni.
Ma non è solo l’eccesso di rumore a causare danni all’apparato uditivo dei più giovani: anche l’alimentazione può giocare un ruolo fondamentale. Un cattivo stato di nutrizione se associato a sovrappeso e obesità può influire molto negativamente sulla qualità dell’udito.
In occasione del World Hearing Day che si celebra il 3 marzo di ogni anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce puntualmente come la prevenzione sia realmente in grado di fare la differenza nel contenere la perdita dell’udito che si va manifestando in maniera crescente.
Correggere le cattive abitudini in favore di uno stile di vita sano è fondamentale per preservare al meglio l’orecchio, sempre più importanti diventano i controlli periodici audiometrici, spesso sottovalutati e che invece possono individuare per tempo le cause di eventuali difficoltà uditive e risolverle.
La diagnosi di ipoacusia si effettua attraverso una visita specialistica dall'otorino, nel corso della quale vengono valutati le condizioni del condotto uditivo e della membrana del timpano ed eseguiti una serie di esami diagnostici.
Questi gli esami più opportuni per una valutazione precisa:
Vivere immersi nei rumori e non sottoporsi a controlli medici è il modo peggiore per salvaguardare il proprio apparato uditivo e proteggersi da eventuali danni, ci sono però delle regole di comportamento quotidiano che possono aiutare a ridurre il rischio.
Ecco alcune semplici regole di comportamento di cui fare tesoro:
Nella cura dell’ipoacusia è quanto mai determinante individuare di che tipologia di ipoacusia si tratta prima di stabilire una terapia efficace. Nel caso dell’ipoacusia trasmissiva generalmente la rimozione delle cause determina la soluzione del problema. L’estrazione del tappo di cerume o di un corpo estraneo, i farmaci per le otiti (antibiotici o antinfiammatori), l’eventuale rimozione chirurgica delle adenoidi o l’intervento chirurgico per l’otosclerosi si rivelano il più delle volte soddisfacenti.
Diverso il discorso in presenza di ipoacusie neurosensoriali, poiché solitamente questo genere di perdita dell’udito non è risolvibile con una cura farmacologica e/o chirurgica, rimedi che invece potrebbero rivelarsi concludenti per l’ ipoacusia improvvisa, una rara forma di abbassamento dell’udito regredibile grazie alla terapia con cortisonici o alla ossigenoterapia iperbarica.
Fra i rimedi per le ipoacusie di tipo percettivo o neurosensoriale una valida soluzione può essere quindi quella di ricorrere alle protesi acustiche, soluzioni tecnologiche avanzate che, a differenza degli amplificatori acustici a basso costo venduti in farmacia, sono personalizzati sul singolo paziente e permettono di amplificare solo i suoni che si ha difficoltà a percepire. In alcuni casi di perforazioni del timpano o ipoacusie neurosensoriali particolarmente gravi che non rispondono alla protesizzazione, oggi si può contare sull’ avveniristico impianto cocleare detto anche orecchio bionico.
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