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Cos’è la Sindrome da stanchezza cronica (CFS), quali sono le cause e come alleviare i sintomi.
La Stanchezza cronica - o, per essere più precisi, la Sindrome da stanchezza cronica, conosciuta anche come Sindrome da fatica cronica (CFS) o Encefalomielite mialgica (ME) - è un disturbo caratterizzato da un continuo senso di affaticamento, che non deriva né da malattie specifiche, né dallo svolgimento di attività particolarmente stancanti, e che persiste anche a seguito di periodi di riposo.
Nonostante i numerosi studi condotti in questo campo, ad oggi, purtroppo, le cause della Sindrome da stanchezza cronica risultano ancora sconosciute. Allo stesso modo, non esiste una terapia risolutiva per le persone colpite da questa condizione, che solo in Italia raggiungono le 200-300 mila unità (con un’incidenza maggiore nella fascia di età compresa tra i 40-50 anni e nei soggetti di sesso femminile).
La Sindrome da stanchezza cronica si manifesta principalmente con una forte astenia. Il significato di tale termine è: “sensazione di stanchezza ed esaurimento fisico, non dissimile da quella sperimentata a seguito di attività gravose per il corpo e/o la mente”. O ancora: “debolezza generale e riduzione del tono muscolare”.
Il disturbo - come abbiamo visto - prevede anche una seconda denominazione, vale a dire “Encefalomielite mialgica”. Tale espressione fa riferimento sia ad uno stato di infiammazione del cervello e del midollo spinale (Encefalomielite), sia ai dolori muscolari (da “mialgia”) che spesso si accompagnano al senso di affaticamento.
Parallelamente, possono presentarsi anche vari sintomi secondari, anch’essi di carattere cronico, paragonabili per certi versi a quelli dell’influenza.
Tra questi ricordiamo:
Affinché si possa parlare, a tutti gli effetti, di stanchezza cronica, i sintomi menzionati - soprattutto quelli principali, ovvero affaticamento e dolori muscolari - devono perdurare per un periodo di almeno sei mesi. Si presentano, infatti, già a partire dal risveglio e si intensificano, via via, nel corso della giornata, peggiorando sensibilmente qualora il soggetto debba dedicarsi ad attività che comportano uno sforzo fisico e/o mentale, tanto da richiedere due o più giorni di recupero.
Tutti noi sperimentiamo una sensazione di stanchezza al termine di una giornata di lavoro particolarmente intensa, dopo un esame o un evento stressante: è una condizione normale, che non dovrebbe destare alcun tipo di preoccupazione.
Comunemente, infatti, basta una notte di sonno o, al massimo, un breve periodo di relax, per ritrovare le energie che occorrono per affrontare gli impegni quotidiani.
Anche la cosiddetta “sonnolenza stagionale” o “da primavera” è una condizione fisiologica abbastanza comune - da non confondere, dunque, con la CFS - che si attenua con il passaggio dalla primavera all’estate, senza lasciare grossi strascichi.
Non è così per i soggetti affetti dalla Sindrome da stanchezza cronica, i quali riportano gravi interferenze in diversi ambiti: dal lavoro alla vita familiare.
Un’altra peculiarità della sindrome riguarda la tendenza ad accumulare la stanchezza, facendo sì che i sintomi più severi non si presentino repentinamente, bensì dopo un breve lasso di tempo, così da prolungare la fase di recupero.
Talvolta la persona colpita da CFS arriva a sentirsi talmente debilitata da non riuscire a svolgere i compiti più basilari, ad uscire di casa o, nei casi peggiori, ad alzarsi dal letto. Di conseguenza, non è raro che sopraggiungano altre complicazioni - tra cui depressione, ansia ed isolamento sociale - che finiscono per aggravare il quadro.
Come abbiamo anticipato, gli esperti non hanno ancora scoperto le cause che stanno alla base della Sindrome da stanchezza cronica. Tuttavia, le ipotesi più accreditate, per lo meno allo stato attuale, sono principalmente quattro:
Ricordiamo, inoltre, che sia l’età che il sesso rientrano tra i fattori di rischio: ad essere colpite, infatti, sono per lo più donne tra i 40 e i 50 anni, sebbene non manchino casi di stanchezza cronica tra soggetti giovani e persino tra i bambini.
Ottenere una diagnosi di CFS / ME non è affatto semplice: ad oggi, infatti, gli specialisti non dispongono di un test specifico per rilevare la sindrome. Pertanto, devono procedere, da un lato, per esclusione (ossia verificando che non sussistano altre malattie che potrebbero provocare una sintomatologia simile) e, dall’altro, per via analitica (ossia raccogliendo ed analizzando i disturbi sperimentati dal paziente).
Per “diagnosi differenziale” si intende, appunto, l’esclusione delle varie patologie che presentano un quadro sintomatico sovrapponibile a quello della CFS / ME.
In casi del genere, dunque, è opportuno verificare che la sensazione di affaticamento non sia riconducibile a:
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Convivere con la Sindrome da stanchezza cronica non è semplice, sia perché non esiste un farmaco o un altro tipo di trattamento che possa garantire una completa remissione dei sintomi, sia per la tortuosità del percorso diagnostico, dovuta ad uno scarso riconoscimento di tale condizione da parte di una fetta della società.
In assenza di una terapia risolutiva, pertanto, l’obiettivo è attenuare i sintomi più invalidanti, creando un trattamento personalizzato per il singolo paziente.
Attualmente, l’offerta terapeutica per i soggetti affetti da CFS include:
Infine, alcuni fattori che possono aggravare la sintomatologia sono:
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