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Streptococco: sintomi comuni nei bambini, accertamenti da effettuare e possibili terapie.
Le tipologie di streptococco che suscitano interesse dal punto di vista medico, in quanto responsabili di una varietà di sintomi sia nei bambini che negli adulti, sono quattro:
In questo articolo ci concentreremo, in particolar modo, sulle specie di streptococco che appartengono ai gruppi A e B, elencando le patologie che sono in grado di scatenare (e i rispettivi sintomi per riconoscerle) ed analizzando sia i metodi utilizzati per eseguire la diagnosi con la maggiore accuratezza possibile, sia le terapie ad oggi disponibili.
Gli streptococchi del gruppo A colpiscono principalmente le vie respiratorie e la cute.
Sono responsabili di numerose malattie tipiche dei bambini, tra cui: faringite, tonsillite e scarlattina, per menzionare quelle più comuni, ma anche febbre reumatica acuta, fascite necrotizzante ed impetigine (riscontrate per lo più in pazienti di età adulta).
Il contagio da streptococco A avviene generalmente in due modi
Non a caso, tra i contesti ritenuti più a rischio per la trasmissione di infezioni da streptococco del gruppo A, vi sono le scuole, i dormitori, le caserme e i luoghi affollati.
Gli streptococchi del gruppo B sono considerati particolarmente pericolosi per i neonati.
Difatti, la via di trasmissione più comune è il contatto con le secrezioni vaginali della madre che si verifica durante il parto naturale. Il contagio tra adulti, invece, non è noto.
Tra le infezioni prodotte dallo streptococco B, occorre ricordare:
Circa una donna su quattro è portatrice di streptococchi del gruppo B. Per questo, onde evitare di trasmettere il batterio al nascituro, è importante sottoporsi ad un apposito test durante la gestazione.
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In caso di positività, il medico provvederà a somministrare antibiotici (solitamente penicillina) alla madre, riducendo di 20 volte il rischio di contagio.
Lo streptococco responsabile della più alta percentuale di infezioni, specialmente nei soggetti di età infantile, è lo Streptococcus pyogenes. Questa tipologia tende ad attaccare le vie respiratorie - in particolare tonsille e faringe - o i tessuti cutanei, provocando una serie di disturbi che vanno dal comune mal di gola a patologie ben più serie, tra cui:
La trasmissione dello Streptococcus pyogenes avviene per mezzo delle cosiddette droplets, ovvero le goccioline che rimangono sospese nell’ambiente a seguito di uno starnuto o di un colpo di tosse di una persona infetta, oppure per contatto diretto.
Non a caso, per ridurre le possibilità di contagio, si consiglia di lavare spesso le mani e di evitare la condivisione di oggetti personali tra soggetti sani e ammalati.
L’infezione da streptococco può presentare sintomi assai diversi, a seconda sia della specie (gruppo A, B, C, D, ecc.), sia dell’area colpita (es. gola, cute, ecc.).
Nel caso dello streptococco A, i sintomi nei bambini comprendono solitamente:
Nonostante molte infezioni di lieve entità si risolvano senza la somministrazione di farmaci, il rischio di complicazioni è pur sempre presente. Ciò accade quando il batterio riesce a sopraffare le difese immunitarie - specie se già indebolite a causa di malattie o condizioni pregresse - ed a penetrare in profondità nei tessuti. Una volta entrato in circolo, infatti, può danneggiare gli organi interni, anche mediante il rilascio di tossine.
Riconoscere tempestivamente l’infezione da streptococco, prestando attenzione ai sintomi (anche se lievi), è fondamentale per iniziare prima possibile il percorso di cure e, quindi, ridurre il pericolo di complicazioni sia nei bambini, che in altri soggetti a rischio (es. anziani, pazienti immunodepressi o con comorbidità, ecc.).
Esistono vari metodi per rilevare la presenza del batterio ed individuare il ceppo di appartenenza: dal tampone naso-faringeo, utile in caso di infezione alle vie respiratorie, alle analisi del sangue, con cui è possibile ricercare anticorpi specifici.
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Nel caso della faringite, spesso non è necessario alcun trattamento farmacologico, poiché la malattia regredisce da sé nel giro di 10-15 giorni. Tuttavia, il medico può prescrivere una terapia antibiotica (solitamente amoxicillina o penicillina per via orale per 10 giorni, talvolta sostituite da un’iniezione di benzatina a lunga durata) per ridurre la durata dei sintomi nei bambini, per evitare che l’infezione possa espandersi fino all’orecchio medio, ai seni paranasali e all’osso mastoideo e per prevenire la febbre reumatica negli adulti.
I pazienti allergici alla penicillina possono optare per eritromicina, claritromicina o clindamicina per via orale per dieci giorni o azitromicina per cinque giorni.
L’utilizzo di antibiotici, inoltre, permette di bloccare la trasmissione degli streptococchi del gruppo A dopo 24 ore dalla prima somministrazione.
Quando lo streptococco attacca la cute, bisogna provvedere anche al drenaggio e all’igiene della ferita (o dell’area soggetta ad infezione). Nei casi più gravi si rende necessario l’intervento chirurgico per rimuovere i tessuti interessati.
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