Tumore ai testicoli: sintomi, prevenzione e diagnosi precoce

Quali sono i sintomi del tumore testicolare e come ottenere una diagnosi precoce per prevenire ulteriori rischi

Come si presenta il cancro ai testicoli?

  • ​Il tumore al testicolo è una neoplasia poco comune, che consiste nella mutazione e nella crescita incontrollata delle cellule presenti in uno o in entrambi i testicoli.

    È una patologia maschile che, nella maggioranza dei casi, esordisce tra i 15 e i 40 anni, per divenire via via sempre più rara con l’avanzare dell’età, specialmente una volta superata la soglia dei 55-60 anni. Grazie ai progressi ottenuti in campo medico, le probabilità di sopravvivenza sono, oggigiorno, molto più alte rispetto al passato. Complessivamente, infatti, esse si aggirano intorno al 93%a distanza di 5 anni dal momento della diagnosi, fino a sfiorare il 99% se il tumore viene individuato nelle sue fasi iniziali. La percentuale cala lievemente quando sono coinvolti anche i linfonodi addominali, per attestarsi tra il 75 e l’80% una volta raggiunto lo stadio più avanzato.

Classificazione tumori testicolari e stadi di avanzamento

  • I ​tumori ai testicoli si classificano principalmente in base al tipo di cellule da cui hanno origine. Esistono due grandi categorie:

    1. Tumori germinali
      Questi tumori nascono dalle "cellule germinali", ossia le cellule da cui si sviluppano gli spermatozoi. Rappresentano la forma più comune di tumore testicolare, costituendo tra il 50% e il 95% dei casi totali.
    2. Tumori non-germinali
      Interessano le "cellule stromali", cioè le cellule di supporto. Sono molto più rari rispetto ai tumori germinali. Tra questi ci sono il tumore alle cellule del Sertoli, che sostiene lo sviluppo degli spermatozoi, e il tumore alle cellule di Leydig, che può causare una produzione eccessiva di testosterone, portando a sintomi come ginecomastia o pubertà precoce.

    I tumori germinali si suddividono a loro volta in due gruppi:

    • Seminomi: derivano da mutazioni nelle cellule seminali e, talvolta, in cellule non seminali (come nelle "forme miste"). Generalmente colpiscono tra i 30 e i 40 anni e hanno una prognosi favorevole.
    • Non seminomi: comprendono i carcinomi embrionali, i coriocarcinomi, i teratomi e i tumori del sacco vitellino. Solitamente si manifestano prima dei 30 anni e presentano un rischio maggiore di metastasi, con possibile diffusione ai linfonodi retroperitoneali, polmoni, e in rari casi, al fegato e alle ossa.

    Un’altra distinzione importante riguarda lo stadio di avanzamento del tumore, che indica fino a che punto la malattia si è diffusa:

    • Stadio I: Il tumore è localizzato in uno o entrambi i testicoli, facilitando la possibilità di guarigione.
    • Stadio II: Il tumore si estende ai linfonodi addominali oltre che ai testicoli.
    • Stadio III: Il tumore ha formato metastasi, diffondendosi a organi più lontani come polmoni, cervello, fegato o ossa. Questo stadio riguarda circa il 5% dei pazienti.

    ​Secondo l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), una diagnosi precoce aumenta significativamente la possibilità di successo delle cure, evitando che il tumore si diffonda ad altre parti del corpo.

I sintomi del tumore ai testicoli

  • ​Conoscere i tipici sintomi del tumore ai testicoli può rappresentare un vero e proprio «salvavita» per la popolazione maschile - specie nel periodo compreso tra la tarda adolescenza e la prima età adulta. Dunque, come accorgersi che qualcosa non va?

    Innanzitutto, vogliamo sottolineare il ruolo essenziale della cosiddetta «autopalpazione»: una pratica raccomandata dalla comunità medica e scientifica non soltanto agli uomini, ma anche al genere femminile (es. per la prevenzione del cancro al seno), che prevede sia l’esame visivo che la palpazione della zona in questione, allo scopo di notare eventuali anomalie (es. rigonfiamenti, noduli, ecc.).

    Il principale «campanello d’allarme», infatti, consiste nella formazione di un nodulo, ovvero di una protuberanza simile ad una pallina dalla consistenza dura, il cui diametro può variare da pochi millimetri ad uno-due centimetri. Spesso del tutto indolore nella fase iniziale, tale protuberanza risulta comunque percepibile al tatto e, in alcuni casi, può produrre anche un lieve rigonfiamento visibile dall’esterno.

    Più avanti, inoltre, possono manifestarsi altri sintomi, tra cui:

    • Dolore sordo o acuto ad uno o entrambi i testicoli;
    • Alterazione delle dimensioni dei testicoli;
    • Sensazione di pesantezza allo scroto;
    • Dolori addominali;
    • Idrocele, ossia raccolta di liquido all’interno dello scroto, intorno al testicolo;
    • Affaticamento, stanchezza e malessere generale.

    Infine, quando il tumore ha già oltrepassato il terzo stadio, andando quindi a coinvolgere altri organi e/o tessuti, la sintomatologia può includere anche:

    • Tosse persistente (talvolta con perdite ematiche);
    • Problemi respiratori (causati da metastasi ai polmoni);
    • Ingrossamento dei linfonodi del collo e gonfiore alle mammelle;
    • Mal di schiena (soprattutto nella zona lombare);
    • Perdita di peso e forte debolezza.

    Dunque, come comportarsi in caso di anomalie (ad esempio, se il volume di un testicolo - o di entrambi - risulta alterato rispetto alla norma)? E come reagire dinanzi alla comparsa di uno o più sintomi comunemente associati ai tumori testicolari?​

Diagnosi precoce e prevenzione dei tumori testicolari

  • ​Al pari di altre neoplasie, anche il tumore ai testicoli tende a regredire più facilmente se scoperto - e trattato - in tempi rapidi. La diagnosi precoce, infatti, permette al paziente di intraprendere il percorso terapeutico consigliato dagli specialisti a partire dalle prime fasi della malattia. Ovvero, quando essa è ancora circoscritta ad una specifica area del corpo - per l’appunto ad uno dei due testicoli o, più raramente, ad entrambi - e le probabilità di sopravvivenza e guarigione sono ben maggiori.

    Vediamo in dettaglio come avviene la diagnosi:

    • Visita specialistica → La visita inizia con l’esame obiettivo dei testicoli, durante il quale il medico provvede ad ispezionare la zona, avvalendosi anche di una piccola torcia puntata in direzione del nodulo. Se la luce attraversa lo scroto, vi è del liquido al suo interno: ciò significa che, con buone probabilità, il rigonfiamento è dovuto ad una cisti. Di contro, se la luce non filtra, vi è il forte sospetto che si tratti di una massa solida di origine tumorale. All’ispezione dei testicoli segue la cosiddetta «anamnesi», ovvero l’analisi della storia clinica del paziente, volta a ricercare elementi di rischio come le passate infezioni da HIV, il criptorchidismo - termine che designa la mancata discesa nello scroto di uno o entrambi i testicoli - e la sindrome di Klinefelter - dovuta invece ad un’anomalia genetica. Si valuta, infine, l’eventuale familiarità verso i tumori - sia testicolari che di altro tipo.
    • Ecografia scrotale → In genere lo step successivo consiste nell’esecuzione di un’ecografia scrotale: un test semplice, sicuro e indolore, della durata di 20-30 minuti, che permette di visualizzare la struttura del testicolo - nonché i tessuti circostanti - mediante una sonda ad ultrasuoni posta a contatto con la pelle. Questa metodologia consente di distinguere le masse tumorali dalle lesioni di natura benigna (come, appunto, le cisti), tracciandone al contempo sia la posizione che le dimensioni. Da diversi anni è possibile prenotare un’ecografia scrotale anche online, utilizzando la piattaforma CupSolidale.it, che permette non solo di scegliere tra decine di strutture operative in tutta Italia, ma anche di selezionare la data e l’orario dell’appuntamento in base alle proprie esigenze.
    • Esami del sangue → Altrettanto utile è l’analisi dei cosiddetti «marker» - o «marcatori tumorali» - ovvero di quelle sostanze che si disperdono nel sangue durante la fase di sviluppo di vari tumori, tra cui quello ai testicoli. I marker ricercati sono tre: AFP (alfafetoproteina), HCG (gonadotropina corionica) e LDH (lattato deidrogenasi). Anche questi esami - eseguiti su campione ematico - possono essere prenotati comodamente da casa, utilizzando il sito CupSolidale.it.
    • Biopsia → Per eliminare ogni dubbio e, quindi, ottenere una diagnosi definitiva, si rende necessaria una biopsia. Il test prevede l’osservazione al microscopio di una piccola porzione di tessuto - prelevato dal testicolo stesso - al fine di individuare le cellule tumorali, ma anche di valutare lo stadio di avanzamento della malattia.

    Come sottolineato dalla comunità medica, la diagnosi precoce offre un grande vantaggio nel trattamento del cancro al testicolo - e dei tumori in generale - evitando che esso progredisca - spesso in maniera silente - fino ad intaccare il funzionamento di altri organi, se non dell’intero organismo. In tal senso, un aspetto che ci preme sottolineare è l’importanza di tutte quelle pratiche relative alla prevenzione, come appunto l’autopalpazione, ma anche la regolarità dei controlli (es. esami del sangue e delle urine), specialmente per i soggetti considerati maggiormente «a rischio».

Cause e fattori di rischio

  • Nonostante i grandi successi ottenuti nel campo della medicina, ad oggi le cause dei tumori testicolari risultano ancora sconosciute. Tuttavia, è possibile individuare diversi fattori che, soprattutto se concomitanti, contribuiscono ad accrescere le probabilità di sviluppo della malattia. Tra questi, è opportuno menzionare:

    • Criptorchidismo → Nei soggetti affetti da criptorchidismo si assiste alla mancata discesa dei testicoli dall’addome allo scroto, ossia dalla posizione in cui essi si trovano durante la gestazione a quella comunemente raggiunta nel giro di dodici mesi. Se tale condizione viene corretta chirurgicamente entro i primi anni di vita del bambino, le possibilità di insorgenza di tumori testicolari si riducono in maniera significativa, mantenendosi pressoché nella norma. Di contro, se l’intervento viene effettuato dopo i 12-13 anni, il rischio di andare incontro alla malattia dalla tarda adolescenza in poi aumenta di ben cinque volte.
    • Familiarità → La presenza di uno o più casi pregressi all’interno della cerchia familiare si colloca al secondo posto tra i fattori di rischio di maggior rilievo.
    • Fattori genetici → Tra questi ricordiamo la già citata Sindrome di Klinefelter, derivante da anomalie a livello cromosomico, riconoscibile per mezzo dei seguenti «segni» caratteristici: ipogonadismo, ginecomastia (ossia la crescita del seno negli individui di sesso maschile) ed alta concentrazione di ormone FSH.
    • Infertilità → Comporta un rischio tre volte superiore rispetto ai soggetti fertili.

    Altri aspetti da considerare sono:

    • Infezioni da virus HIV contratte in passato;
    • Esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti o ad agenti chimici dannosi per il sistema endocrino - chiamati «perturbatori endocrini» - sul luogo di lavoro. Appartengono alla seconda categoria: pesticidi, bifenili policlorurati e ftalati;
    • Fumo di sigaretta (associato ad un rischio due volte maggiore della norma);
    • Statura elevata;
    • Etnia caucasica (e, più in generale, carnagione di colore chiaro);
    • Fascia di età compresa tra i 15 e i 40 anni, con particolare riferimento al periodo dell’adolescenza. Il rischio tende a diminuire una volta superati i 60 anni.

Tumore ai testicoli: come si cura?

  • ​Una volta confermata la diagnosi di cancro al testicolo, è opportuno intraprendere quanto prima il programma terapeutico indicato dagli specialisti, in maniera tale da evitare che il quadro clinico possa aggravarsi ulteriormente con il passare del tempo.

    Ad ogni modo, non esiste una cura idonea per qualsiasi paziente. Al contrario, la scelta dei trattamenti dipende dalle caratteristiche e dallo stadio di avanzamento della malattia, motivo per cui può variare sensibilmente da caso a caso

    Quali sono le opzioni disponibili allo stato attuale?

    • Orchiectomia → L’orchiectomia è un’operazione chirurgica che, a seconda delle aree nelle quali è stata riscontrata la presenza di cellule tumorali, può prevedere l’asportazione di uno o di entrambi i testicoli. In quest’ultimo caso, per rendere nuovamente possibile l’erezione, il paziente è tenuto ad assumere una terapia ormonale. L’intervento - eseguito sotto anestesia generale - può includere anche la ricostruzione artificiale del testicolo rimosso, che verrà sostituito da una protesi in silicone realizzata su misura (analoga per forma, dimensioni, ecc.).
    • Asportazione dei linfonodi → Se il tumore è arrivato a coinvolgere i linfonodi addominali e/o retroperitoneali, è necessario procedere alla rimozione chirurgica, per scongiurare l’eventualità che la malattia si ripresenti a distanza di tempo.
    • Radioterapia → La radioterapia - ovvero l’esposizione a raggi X ad alta potenza, in grado di distruggere le formazioni tumorali - risulta particolarmente efficace per il trattamento dei seminomi. Spesso si utilizza a seguito dell’orchiectomia, per eliminare le cellule soggette a mutazione e, quindi, evitare possibili ricadute.
    • Chemioterapia → La chemioterapia consiste nella somministrazione - per via orale o endovenosa - di diversi farmaci «progettati» per interrompere il processo di riproduzione delle cellule tumorali. Agisce sia contro i seminomi, sia contro altre tipologie di cancro ai testicoli - comprese quelle più aggressive - con risultati incoraggianti anche negli stadi avanzati (es. in presenza di metastasi).

    Tuttavia, è bene ricordare che sia la radioterapia che, soprattutto, la chemioterapia producono importanti effetti collaterali. Nel primo caso, infatti, possono presentarsi sintomi come nausea, diarrea, affaticamento ed arrossamento della cute. Nel secondo caso, invece, non è raro sperimentare nausea, vomito, perdita dei capelli, confusione, stanchezza e debolezza, nonché una maggiore esposizione al rischio di infezioni.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2024-11-08
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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