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Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Sputnik a confornto: ecco le differenze
Partita il 27 dicembre 2020, la campagna italiana per la somministrazione dei vaccini anti COVID-19 rappresenta a oggi la speranza più concreta di superare l’emergenza pandemica: l’obiettivo è vaccinare il 70% della popolazione e raggiungere così l'immunità di gregge per il SARS-CoV2.
I vaccini anti Covid attualmente somministrati in Italia sono i due vaccini americani prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna e il vaccino anglo svedese AstraZeneca, consegnati a seguito dell’approvazione dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) e della ratifica automatica da parte dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Un quarto vaccino, quello Johnson & Johnson è stato già approvato da EMA e Commissione Europea e si attende di sapere se verrà adoperato anche in Italia.
Nessun vaccino al momento è stato approvato per l’età pediatrica.
Le diverse tipologie di vaccini rese disponibili in poco tempo hanno finito tuttavia per generare un po’ di confusione: nelle ultime settimane si sono sovrapposte informazioni spesso discordanti a cominciare dal tempo di copertura garantito dai vaccini contro il Covid e dalla loro reale efficacia sulle varianti. Soprattutto le differenti caratteristiche di ciascun vaccino, nonché i suoi possibili effetti collaterali, inducono molti a domandarsi se l’uno sia più adatto dell’ altro in base all’età e alle proprie condizioni di salute o addirittura se è possibile stabilire quale sia il migliore dei vaccini anti Covid tra quelli attualmente in circolazione
Per ricevere risposta a quesiti specifici può essere utile consultare il documento diffuso dall’AIFA Domande e risposte sui vaccini COVID-19. In questa sede, grazie anche al supporto del Dottor Armando Sarti consulente medico di CupSolidale.it noi cercheremo di chiarire alcuni aspetti fondamentali, elencando le caratteristiche e le differenze fra i vaccini Covid usati in Italia. Spiegheremo inoltre in che modo è possibile misurare l’efficacia dei vaccini attraverso nuovi test sierologici in grado di quantificare la presenza di anticorpi neutralizzanti Covid-19 e quindi se si è attivata la risposta immunitaria al virus dopo la vaccinazione o la malattia.
Primo vaccino immesso in commercio nel 2020 e tra i più utilizzati in Italia da inizio anno, il vaccino Pfizer BioNTech (Comirnaty) si basa su una tecnica assolutamente innovativa, quella dell’RNA messaggero (mRNA),una molecola capace di costruire all’interno delle cellule umane la proteina Spike del virus SARS-COV-2, principale responsabile dell’infezione. La presenza di queste proteine è perciò in grado di stimolare la risposta immunitaria dell’organismo attraverso la produzione di anticorpi specifici neutralizzanti.
Con il vaccino Pfizer dunque non viene introdotto nell’organismo di chi si vaccina il virus vero e proprio ma solo le informazioni utili alle cellule per addestrare il sistema immunitario che ne conserverà memoria anche nel caso di infezioni future.
Inizialmente se ne raccomandava la conservazione alla temperatura di -70 gradi, caratteristica che provocava qualche difficoltà logistica nella distribuzione e nell’impiego. Di recente Pfizer ha tuttavia aggiornato le informazioni, avendo svolto dei test che ne documentano la stabilità anche a -20° il che rende più semplice la distribuzione.
La somministrazione del vaccino Pfizer è intramuscolare e sono previste 2 dosi distanziate di 3 settimane.
Con il vaccino Pfizer l’efficacia nella prevenzione del Covid-19 è di oltre il 90% dopo la somministrazione di due dosi, mentre è ridotta al 50% dopo una sola somministrazione: dai test clinici si evince che la protezione massima si sviluppa dopo 7 giorni dalla seconda dose.
Il vaccino Pfizer è indicato per tutti dai 16 anni in su, salvo quando il proprio medico abbia identificato eventuali criticità che escludono dalla vaccinazione (come nei casi di forti reazioni allergiche a farmaci o alimenti o di una conta dei globuli bianchi insufficiente nelle persone immunodepresse).
Come chiarito da un recente rapporto dell’AIFA, le reazioni avverse al vaccino Pfizer-BioNTech finora segnalate in Italia si riferiscono per il 94% a disturbi di lieve entità e si manifestano più frequentemente dopo la somministrazione della seconda dose.
I possibili effetti collaterali causati dal vaccino Pfizer-BioNTech sono:
Tuttavia nella maggior parte dei casi osservati si è trattato di “reazioni di lieve o moderata entità” specifica l'AIFA “risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione”. Anche il dott. Armando Sarti, divulgatore scientifico, rassicura che si tratta di effetti indesiderati comuni a tutti i vaccini. Al contrario i rischi di contrarre l’infezione da Covid-19 a cui è esposta una persona non vaccinata sono di gran lunga maggiori e più gravi.
Utilizzato dal Gennaio 2021, il vaccino Moderna si basa sulla stessa tecnologia RNA del vaccino Pfizer-BioNTech. Anche in questo caso quindi il vaccino non contiene il virus né può provocare Covid-19 nella persona vaccinata.
Se ne raccomanda la conservazione a circa -20°.
il vaccino Moderna va somministrato con iniezione intramuscolare in 2 dosi intervallate da 4 settimane.
Nel confronto Pfizer VS Moderna, quest’ultimo differisce di appena un punto di percentuale rispetto al vaccino Pfizer, con un’efficacia del 95% dopo le due dosi di somministrazione. A differenza del Pfizer, il vaccino Moderna richiede un tempo di 14 giorni dalla seconda dose per sviluppare l’immunità.
Moderna è un vaccino indicato per tutta la popolazione sopra i 18 anni di età, salvo casi specifici di esclusione dalla vaccinazione che vanno individuati dal proprio medico curante.
Come avviene per il Pfizer, in seguito alla somministrazione del vaccino Moderna si sono finora riscontrati effetti collaterali di lieve entità, che sono quasi sempre emersi dopo la somministrazione della seconda dose.
Fra questi:
A differenza di quanto avviene per Moderna e Pfizer, il vaccino anti-Covid Astra Zeneca si fonda sulla tecnologia a vettore virale che consiste nell’inserire il materiale genetico della proteina S in un virus responsabile del comune raffreddore negli scimpanzè.
Questo adenovirus indebolito e innocuo per il genere umano funge perciò da navicella che trasporta nelle cellule umane il codice genetico delle proteine Spike del virus SARS-CoV-2 contro le quali si innesca la produzione di anticorpi. La vaccinazione consente poi di attivare cellule immunitarie dotate di memoria perciò nel caso in cui l’individuo tornasse di nuovo in contatto con il virus, il sistema immunitario sarà in grado di riconoscere e attivare la produzione di anticorpi.
La vaccinazione con vaccino AstraZeneca perciò non può provocare l’infezione da SARS-CoV-2 né la malattia COVID-19.
Rispetto a Pfizer e Moderna, il vaccino Covid AstraZeneca ha una conservazione più semplice, giacché richiede una temperatura fra 2°C e 8°C simile a quella dei normali frigoriferi di casa.
Il vaccino AstraZeneca va somministrato con iniezione intramuscolare in 2 dosi a distanza di 4 - 12 settimane. Gli ultimi dati raccolti (febbraio 2021) sembrerebbero indicare un’efficacia maggiore (dell’82%) quando la seconda dose viene somministrata nel corso della dodicesima settimana.
Nel bugiardino di Vaxzevria o AstraZeneca si legge che al momento non ci sono dati disponibili su l'intercambiabilità di Vaxzevria con altri vaccini anti-Covid 19 e quindi chi ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca deve ricevere la seconda dose dello stesso vaccino che per completare il ciclo di vaccinazione.
L’efficacia del vaccino è intorno al 60% dopo la prima dose, attestandosi intorno all'80%dopo laseconda dose. Su questo punto è importante tener presente che, anche se l’efficacia del vaccino AstraZeneca sembrerebbe inferiore ai vaccini a base di mRNA, si tratterebbe di una minor efficacia nel ridurre le “infezioni sintomatiche” che non penalizza però la riduzione delle ospedalizzazioni.
Uno studio condotto dalla Sanità Pubblica in Scozia (ancora suscettibile di revisione) suggerirebbe addirittura una riduzione delle ospedalizzazioni del 94% per Astra Zeneca dopo una sola dose (mentre Pfizer e Moderna si fermano all’84%). Tuttavia studi comparativi tra i vari vaccini in circolazione sono ancora in corso e quindi al momento è difficile stabilire con assoluta certezza quale sia il più efficace in assoluto.
Autorizzato a partire dai 18 anni di età, fino a poco tempo fa presentava un vincolo per gli over 65. Limite che è stato poi rimosso estendendo l’autorizzazione alla sua somministrazione a tutta la popolazione maggiorenne, con esclusione di quelli identificati come estremamente vulnerabili.
Le reazioni avverse più frequenti sono:
Anche se per Astra Zeneca/ VAXZEVRIA si è spesso parlato di reazioni avverse più frequenti, le analisi adesso disponibili mostrano che si tratta comunque di effetti lievi e moderati, destinati a sparire nel giro di pochi giorni.
Molto raramente è stata osservata una combinazione di trombosi e trombocitopenia (carenza di piastrine nel sangue) accompagnata da sanguinamento in seguito alla vaccinazione con AstraZeneca/Vaxzevria. La maggior parte di questi casi si è verificata entro i 14 giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata in donne di età inferiore ai 55 anni.
Molto si è discusso su questi eventi trombotici dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Sono in corso analisi e studi scientifici per stabilire che vi sia effettivamente un nesso causale e quale sia il meccanismo che lo determina.
Tuttavia è bene specificare che si tratta di eventi rarissimi. I numeri(su 25 milioni di vaccinati 18 sono stati i casi di trombosi fatali) riferiscono di una probabilità talmente bassa da essere paragonabile a quella dei farmaci più comuni ma soprattutto è di gran lunga inferiore a quella di morire di Covid 19 (che sopra i 65 anni di età è di circa 1 su 100).
Questo significa che i benefici offerti dal vaccino AstraZeneca sono di gran lunga superiori agli eventuali rischi.
L’Ema, l’ente europeo preposto alla valutazione di efficacia e rischi dei farmaci, non ha fissato un limite di età per la somministrazione del vaccino Astra Zeneca, lasciando i paesi europei liberi di applicare eventuali restrizioni. In Italia il Ministero della Salute ha stabilito che il vaccino AstraZeneca sarà raccomandato per chi ha più di 60 anni di età, in linea con quanto stabilito da altri paesi, come Germania, Olanda e Belgio.
Realizzato con la tecnica del vettore virale al pari di Astra Zeneca, il vaccino Johnson e Johnson, prodotto dalla farmaceutica statunitense Janseen, prevede l'innesto di un adenovirus innocuo a cui è stata sostituita una piccola parte delle sue istruzioni genetiche con i geni della proteina Spike presente nel Sars-Cov-2 .
Il vaccino Johnson & Johnson è l'ultimo in ordine di tempo fra quelli approvati in Europa e ad oggi è anche l’unico vaccino anti Covid monodose. Confrontato con Pfizer e Moderna, ha il vantaggio di essere meno costoso (meno di 10 euro a dose).
Facilmente conservabile in frigorifero, richiede una temperatura fra i 2-8 gradi e mantiene la sua stabilità per 3 mesi.
A differenza di tutti gli altri vaccini, la somministrazione del Johnson & Johnson avviene in una sola dose.
Sperimentato negli Stati Uniti, in Sudamerica e in Sudafrica con risultati leggermente diversi, (dal 57% al 72%), il vaccino prodotto dalla farmaceutica Janssen ha dimostrato una generale capacità di ridurre le forme gravi di Covid che arriva fino al 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione e fino all’85% dopo 28 giorni, con un’efficacia che tende ad aumentare ulteriormente nel tempo.
Il vaccino J&J è somministrabile sopra i 18 anni di età. Anzi il Johnson e Johnson è perfetto per i più giovani: recenti dati statistici dimostrano che è risultato particolarmente efficace nella fascia tra i 30-65 anni.
Per il vaccino Johnson & Johnson gli effetti collaterali emersi nello studio sono, come per gli altri vaccini, generalmente lievi o moderati e comunque risolvibili in un paio di giorni:
Come per AstraZeneca anche per il vaccino Johnson & Johnson sono stati riscontrati casi di coaguli nel sangue dopo la somministrazione ma anche in questo caso i numeri evidenziano una casistica molto rara: 6 casi di trombosi su quasi 7 milioni di persone vaccinate con il vaccino Janssen. Gli esperti rassicurano sulla
Come Astrazeneca e Johnson e Johnson anche il vaccino russo Sputnik V sfrutta la tecnologia a vettore virale, in altre parole induce il sistema immunitario a produrre gli anticorpi contro la proteina Spike. Tuttavia il vaccino russo si distingue dagli altri per il metodo con cui attiva questo processo. Le due dosi necessarie, somministrate a distanza di 21 giorni, vengono infatti veicolate da due diversi vettori e quindi due adenovirus (rispettivamente Ad26 e Ad25) incaricati di trasportare la proteina. In sostanza è possibile considerare Sputnik come una combinazione di due vaccini. Risultato efficace al 91,6% in seguito a una sperimentazione che ha coinvolto oltre 20mila persone, il vaccino Sputnik è stato approvato in quasi 60 paesi. Per la sua commercializzazione in Europa è però necessaria la valutazione e l’approvazione da parte dell’EMA chiamata anche a verificare la conformità degli standard utilizzati per gli studi clinici su Sputnik V.
Per tutti i vaccini fin qui approvati è fortemente raccomandato un attento monitoraggio per almeno 15 minuti.
Oltre a quelli più noti, esistono molti altri vaccini che al momento sono ancora nella fase di valutazione e di studio che ne attestino sicurezza ed efficacia per le autorità europee. Fra questi, il vaccino a RNA di produzione tedesca Curevac, il vaccino americano Novavax e due vaccini cinesi, CoronaVac e Sinopharm, basati sul coronavirus inattivato e già utilizzati in Cina.
Relativamente alla durata dell’immunità, non è possibile dare ancora una risposta certa, visto che i vaccini sono disponibili da pochi mesi e non si possono fare ancora previsioni a medio/lungo termine. Gli attuali studi ipotizzano tuttavia che la copertura per Pfizer BioNTech e per Moderna sia di almeno 9-12 mesi dalla seconda dose. Per il vaccino AstraZeneca come peril vaccino Johnson & Johnson i dati finora a disposizione non sono sufficienti per formulare un’ipotesi veritiera sulla permanenza dell’immunità.
Nonostante l’alta efficacia di tutti i vaccini anti Covd al momento in circolazione non sappiamo ancora se la vaccinazione di fatto impedisce solo la malattia o anche la trasmissione dell’infezione. Ecco perché una volta ricevuto il vaccino bisognerà continuare a indossare la mascherina e ad applicare le misure di contenimento del virus.
Inoltre dinanzi a una campagna di vaccinazione così massiccia è altamente plausibile che una porzione della popolazione non svilupperà la difesa immunitaria. Per questo nella fase immediatamente successiva alla vaccinazione diventa fondamentale conoscere il livello di protezione immunitaria di ciascuno così da valutare se e quando effettuare un richiamo o anche per capire se da vaccinati siamo protetti anche contro le varianti del virus.
La buona notizia è che già oggi è possibile verificare l’efficacia della vaccinazione, prenotando il Test Sierologico Anticorpi Neutralizzanti. Si tratta di fatto di un esame che rileva e quantifica la presenza di anticorpi Covid-19 RDB della proteina Spike, ovvero quegli anticorpi che sono in grado di difendere le cellule del nostro corpo dal virus bloccando così l’infezione. Apparentemente simile a un normale test sierologico per gli anticorpi IgG, se ne differenzia per l’accuratezza e la specificità della risposta e va eseguito a partire dalla seconda settimana dopo la somministrazione dell’ultima dose di vaccino.
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