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Rimedi conservativi, mini invasivi o demolitivi per le vene varicose: quali sono i pro e i contro?
Per vene varicose (o varici) si intende una dilatazione patologica delle vene, che si verifica prevalentemente negli arti inferiori, ma che può interessare anche altre aree.
Le vene varicose sono facilmente riconoscibili per la forma tortuosa e, talvolta, in rilievo rispetto alla pelle, la quale tende ad assumere una tonalità tra il blu-viola e il grigio-giallastro. Sarebbe comunque improprio considerarlo soltanto un problema estetico, perché la presenza di varici può essere indice di una patologia a carico del sistema circolatorio, che può provocare una varietà di sintomi e dare il via, a lungo andare, ad una serie di spiacevoli complicazioni.
In condizioni normali, le vene hanno il compito di raccogliere il sangue “di ritorno” dai tessuti periferici - tra cui, appunto, quelli delle gambe - per farlo confluire nuovamente verso il cuore. Affinché ciò accada, è necessario non soltanto che le pareti venose risultino elastiche, ma anche che le valvole funzionino in maniera ottimale, ovvero che siano in grado di aprirsi per consentire il passaggio del sangue diretto verso il cuore e, subito dopo, richiudersi per fermarne il reflusso.
In caso contrario - ovvero nei soggetti affetti da una progressiva perdita della funzionalità delle suddette valvole, spesso associata ad un indebolimento delle pareti venose (condizione nota come “insufficienza venosa”) - il sangue scorre in parte anche in direzione opposta, cioè verso la periferia, finendo per ristagnare all’interno dei vasi. Tale fenomeno, a sua volta, induce le vene a dilatarsi, allungarsi e deformarsi, tanto da costituire la principale causa della formazione delle varici.
Nella maggioranza dei casi, il malfunzionamento riguarda la vena grande safena, ossia la vena superficiale più lunga ed importante del corpo umano, che ha il compito di convogliare il sangue a partire dal dorso del piede, trasportarlo attraverso la gamba e, infine, trasferirlo nella vena femorale (posta all’altezza dell’inguine).
L’insufficienza safenica, infatti, tende a riflettersi su tutti i vasi connessi alla grande safena, esponendo l’intera gamba (incluso il piede) al rischio di sviluppare varici.
L’incidenza della malattia varia a seconda dell’età, del sesso e della provenienza geografica: si stima, infatti, che in Africa e nei Paesi in via di sviluppo colpisca soltanto il 5% della popolazione, mentre nei Paesi industrializzati si arriva al 15-50% per gli uomini e al 20-80% per le donne, specie se in età avanzata (over 60-65).
Una vera e propria ereditarietà non è stata dimostrata ma l’esperienza conferma senza dubbio l’importanza della familiarità nella comparsa e nella progressione della malattia. Il sesso femminile è statisticamente più colpito di quello maschile.
Oltre dunque alla familiarità e al sesso femminile altri fattori di rischio sono:
Altri comportamenti o abitudini da evitare, per prevenire la formazione di vene varicose (o per scongiurare un ulteriore peggioramento della malattia), sono:
Tra le buone prassi che invece aiutano a prevenire la formazione di varici si consiglia di
Come abbiamo anticipato, è scorretto trattare le vene varicose come un mero problema estetico, sebbene sia innegabile che, per un’ampia fetta di pazienti, l ’impatto sull’autostima e sulla vita sociale sia fortemente negativo.
Dunque, come per altre patologie, è importante imparare a riconoscere sia i sintomi iniziali che, spesso, accompagnano la comparsa delle varici, sia le complicazioni che possono sorgere con il trascorrere del tempo e in assenza di cure adeguate.
Nelle prime fasi, la sintomatologia può includere:
Secondo alcuni pazienti, il fastidio è maggiore all’esordio della malattia, ovvero durante la formazione delle vene varicose, e si riduce a dilatazione avvenuta.
In altri soggetti, invece, possono sorgere complicazioni ulteriori, tra cui:
Per evitare che ciò accada, è opportuno attivarsi alla comparsa delle prime varici, richiedendo subito un consulto medico. Le figure di riferimento sono principalmente due: l’ angiologo, colui che si occupa di diagnosticare e trattare - in maniera non invasiva - le patologie a carico del sistema circolatorio, comprese le vene varicose.
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L’altra figura di riferimento è il chirurgo vascolare che però interviene chirurgicamente sui vasi sanguigni dopo che è stata effettivamente diagnosticata una patologia vascolare.
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Ad oggi non esiste un metodo garantito per
eliminare le vene varicose in via definitiva. Tuttavia, è possibile agire concretamente sui sintomi e, al contempo, sottoporre il paziente ad uno o più trattamenti mirati, in modo da ridurre sia i disagi sperimentati a livello fisico, sia l’impatto estetico e psicologico della malattia.
Per semplificare, possiamo raggruppare le cure disponibili in tre categorie:
Terapia laser endovenosa (EVLT)
Di seguito esamineremo i principali e i più diffusi metodi di trattamento delle vene varicose.
Prima di proseguire, è importante chiarire che non esiste un approccio univocamente migliore per trattare le vene varicose, che sono la manifestazione estetica di un problema di circolazione venosa.
Piuttosto, prima di scegliere il percorso terapeutico da seguire, è opportuno analizzare diversi elementi - uno tra tutti: lo stadio di avanzamento della patologia, ma anche l’età e le condizioni generali di salute del paziente - con l’aiuto del proprio specialista di fiducia.
Tale processo, solitamente, prevede:
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Vediamo, perciò, più nel dettaglio i vari trattamenti (ambulatoriali o chirurgici) per le vene varicose, descrivendo per ciascuno la tipologia di procedura impiegata, i potenziali rischi e benefici nonché l'efficacia osservata in base alle casistiche più note.
Tuttavia è essenziale consultare un medico specializzato per valutare attentamente le opzioni e scegliere il trattamento più adatto alla propria situazione specifica.
L'elastocompressione è una tecnica terapeutica comunemente utilizzata per la gestione di varie condizioni venose, inclusa l'insufficienza venosa cronica e le vene varicose. Spesso vissute con disagio e fastidio, in realtà le calze elastiche sono uno strumento importantissimo e determinante per la prevenzione e la cura di tutte le malattie venose (e delle relative complicazioni).
IN COSA CONSISTE:
La terapia elasto-compressiva si basa sull’utilizzo di apposite calze elastiche in grado di esercitare una compressione graduale a partire dai piedi e dalle caviglie (massima), per allentarsi via via all’altezza delle ginocchia (70%), poi della coscia (il 40%) fino all’addome (10%). L’obiettivo è stimolare la risalita del sangue lungo la gamba, evitando che si formino punti di ristagno nella zona inferiore.
BENEFICI:
1. Miglioramento della circolazione sanguigna: Aiuta a spingere il sangue verso l'alto, prevenendo il ristagno nelle vene delle gambe.
2. Riduzione del gonfiore e del dolore: Può alleviare i sintomi di pesantezza, dolore e gonfiore alle gambe, tipici dell'insufficienza venosa.
3. Prevenzione delle complicazioni: L'uso regolare di dispositivi di compressione può prevenire la progressione delle vene varicose e ridurre il rischio di ulcere venose.
SVANTAGGI
1. Disconfort e difficoltà di utilizzo: Alcuni pazienti possono trovare le calze difficili da indossare o scomode, specialmente in climi caldi.
2. Compressione eccessiva: Se la compressione è troppo forte o se il dispositivo non è della dimensione corretta, può causare problemi di circolazione o disagio.
3. Problemi cutanei: Un uso prolungato può portare a irritazioni della pelle o a dermatiti, soprattutto se la pelle non è mantenuta asciutta e pulita.
EFFICACIA:
È considerato un trattamento di base e un metodo di supporto importante per quasi tutti i pazienti con insufficienza venosa cronica. Nonostante possa offrire benefici limitati in casi severi, è stata dimostrata la sua utilità nel contrastare la formazione di edemi (anche nel paziente sano costretto, magari per lavoro, a restare molte ore in piedi o seduto). L’uso delle calze elastiche è fondamentale durante la terapia medica, nel decorso post-operatorio e come supporto alla terapia sclerosante. Inoltre fungono da strumento di prevenzione per i soggetti a rischio o in fase iniziale della malattia: sono in grado di ritardare di molti anni, se non addirittura di evitare, la sua comparsa.
Il metodo CHIVA, acronimo di "Conservatrice Hémodynamique de l'Insuffisance Veineuse en Ambulatoire (Cura Conservativa dell’Insufficienza Venosa Cronica Emodinamica), è un approccio terapeutico alternativo per il trattamento delle vene varicose. Si basa su un principio conservativo e emodinamico, che mira a preservare le vene mentre si corregge il flusso sanguigno anormale causato dall'insufficienza venosa.
IN COSA CONSISTE:
Il trattamento CHIVA viene eseguito sotto guida ecografica. Il chirurgo identifica i punti dove il reflusso sanguigno è più problematico e applica legature (legamenti chirurgici) per ridirigere il flusso di sangue. La procedura è minimamente invasiva, generalmente eseguita in anestesia locale e consente ai pazienti una rapida ripresa.
BENEFICI:
Il metodo CHIVA è considerato conservativo in quanto non rimuove le vene, ma modifica la dinamica del flusso sanguigno per ridurre la pressione e i sintomi delle vene varicose. È importante discutere con un medico specializzato per determinare se CHIVA o una sua variante può essere adatta per il trattamento delle vene varicose in base alla condizione specifica del paziente.
RISCHI:
Anche se è considerato meno invasivo rispetto ad altri interventi chirurgici demolitivi, come l'ablazione o la flebectomia, presenta comunque alcuni potenziali rischi e svantaggi:
EFFICACIA:
La scleroterapia è un trattamento comune per le vene varicose e le teleangectasie (comunemente note come vene a ragno). Questo metodo consiste nell'iniettare una soluzione chimica o una schiuma all'interno delle vene malate per provocare una reazione infiammatoria che porta alla cicatrizzazione e alla chiusura delle vene stesse. Con il tempo, la vena trattata si trasforma in tessuto fibroso e gradualmente scompare.
IN COSA CONSISTE:
La scleroterapia viene eseguita ambulatorialmente, generalmente senza la necessità di anestesia. Il medico inietta direttamente nelle vene un agente sclerosante, che può essere una soluzione salina o una schiuma speciale, a seconda del calibro della vena e della preferenza del medico. La procedura dura tipicamente da 15 a 30 minuti, a seconda del numero di vene da trattare.
BENEFICI:
RISCHI:
EFFICACIA:
La scleroterapia è riconosciuta come un trattamento efficace per le vene varicose e le vene a ragno, ma, come per qualsiasi procedura medica, è importante discutere con un medico specializzato per valutare se è l'opzione di trattamento più appropriata per la situazione specifica del paziente.
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La Terapia Rigenerativa Ambulatoriale Polidocanolica (TRAP) mira a ristrutturare la vena piuttosto che chiuderla completamente. Questo metodo si differenzia da altre forme di trattamento delle vene varicose, come la scleroterapia tradizionale o il laser, che lavorano per chiudere o eliminare la vena varicosa.
IN COSA CONSISTE
La TRAP utilizza il polidocanolo in modo che, quando viene iniettato nella vena, non mira a occludere completamente la vena, ma piuttosto a stimolare un processo di guarigione e rinforzo. La sostanza iniettata riporta il vaso al suo calibro originale. In questo senso, la TRAP può essere descritta come una tecnica che modifica la vena piuttosto che rimuoverla. Questo può comportare un miglioramento nella circolazione attraverso la vena e una riduzione del reflusso venoso, che è spesso la causa sottostante dell'insufficienza venosa e delle vene varicose.
BENEFICI
RISCHI:
Pigmentazione della pelle: Alcuni pazienti possono sperimentare una pigmentazione temporanea lungo il decorso della vena trattata.
EFFICACIA:
NOTA BENE: Alcuni esperti si dichiarano scettici riguardo alla solidità delle prove che supportano l'efficacia e la sicurezza della TRAP. Non essendo uno dei trattamenti principali e ampiamente studiati come la scleroterapia tradizionale o la chirurgia, la TRAP potrebbe non essere discussa ampiamente nella letteratura medica principale. Gli esperti che preferiscono basare i loro trattamenti su evidenze consolidate potrebbero non considerare la TRAP come la prima scelta. Quindi il consiglio è di rivolgersi al proprio medico o all’angiologo per ulteriori e più dettagliate informazioni.
La terapia laser endovenosa (EVLT) può essere utilizzata sia per trattare le varici che la vena safena. Il trattamento è adattabile e può essere applicato a diverse vene che presentano insufficienza venosa, a seconda della necessità del paziente.
COME SI SVOLGE:
La procedura coinvolge l'inserimento di un catetere con una fibra laser all'interno della vena safena sotto guida ecografica. Il laser viene attivato per chiudere e collassare la vena, deviando il flusso sanguigno verso vene più sane.
Per varici più grandi e sottocutanee, la terapia laser endovenosa è più appropriata. Il processo è simile a quello descritto per le vene safene, dove il calore del laser chiude la vena varicosa.
BENEFICI:
NOTA BENE: l’uso del laser per curare le varici ha riscosso un forte successo negli ultimi anni e, ancora oggi, numerosi specialisti affermano che si tratti del “gold standard” delle terapie per la patologia varicosa.
Di contro, alcuni angiologi supportati da studi scientifici sull’argomento ritengono che i risultati del laser come cura delle vene varicose siano insufficienti e/o di breve durata, per cui il dibattito all’interno della comunità medica è ancora aperto.
Per quanto riguarda l’uso estetico, il laser di ultima generazione a basso dosaggio può risultare assai efficace nel trattamento dei capillari rossi più sottili, superificiali o per quelli del viso. Anche in tal caso, la procedura viene eseguita sotto guida ecografica e in anestesia locale, il che riduce di gran lunga i tempi di ripresa e i rischi per il paziente.
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Veniamo, infine ad elencare e descrivere le procedure chirurgiche più usate per rimuovere le vene varicose. Rispetto alle metodologie finora descritte, risultano certamente più “impegnative” per il paziente. Durante l’intervento, eseguito in anestesia locale o generale, il chirurgo vascolare va a rimuovere - per intero o in parte, a seconda dell’entità del danno e/o della tecnica utilizzata - il vaso malfunzionante.
Per valutare le opzioni esistenti e stabilire quale intervento chirurgico sia più adatto per il proprio caso, occorre prenotare un consulto con uno specialista.
Ad oggi è possibile ricorrere alle seguenti procedure chirurgiche:
La flebectomia, conosciuta anche come flebectomia ambulatoriale o metodo di Muller, è una procedura chirurgica utilizzata per rimuovere le vene varicose superficiali.
IN COSA CONSISTE
Durante l'intervento, il medico pratica piccole incisioni o punture sulla pelle, spesso meno di 2-3 mm, attraverso le quali vengono estratti tramite ganci chirurgici uno o più tratti venosi danneggiati, successivamente le due parti a monte e a valle vengono ricongiunte tramite by-pass.
Le incisioni sono talmente piccole che generalmente non necessitano di sutura e guariscono con cicatrici minime.
L’intervento si svolge in anestesia locale o totale, a seconda di quanto sia estesa l’area colpita dalla malattia e/o del numero di vene da rimuovere con tale metodo.
BENEFICI:
RISCHI:
EFFICACIA:
Nel caso in cui sia necessario asportare la safena, si procede con un intervento chirurgico chiamato Stripping, da considerarsi però come ultima ratio - e non come via preferenziale per la cura delle varici.
IN COSA CONSISTE:
Durante l'intervento, la vena malata viene completamente rimossa. Il chirurgo effettua una piccola incisione vicino all'inguine e un'altra vicino al ginocchio o alla caviglia, inserisce un filo speciale o una sonda nella vena e la estrae delicatamente.
BENEFICI:
RISCHI:
EFFICACIA:
NOTA BENE: Va detto che negli ultimi anni, si tende a sconsigliare l’intervento chirurgico, da molti considerato oltre che invasivo anche poco utile, in favore di tecniche conservative e/o mini-invasive. L'eliminazione della safena da molti angiologi è oggigiorno considerata una pratica non necessaria se non in casi estremi.
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